sabato 13 gennaio 2018

ERASMUS, un passaporto per l'Europa

Può un programma rivolto a studenti avvicinarli al mondo del lavoro?
Sembra proprio di sì; infatti, a pochi mesi dalle celebrazioni per i 30 anni di fondazione del Programma Erasmus, ieri Varese ha ospitato un convegno organizzato dalla Fondazione garagErasmus dal titolo “Erasmus e Impresa. Un mondo tutto da scoprire”.
E davvero c’è molto da scoprire o, meglio ancora, apprendere, sia da parte del mondo studentesco che da quello imprenditoriale su quella grande risorsa rappresentata da quella straordinaria esperienza internazionale.
Lara Comi durante il suo intervento (© proprietà riservata)
Sono intervenuti l’europarlamentare Lara Comi, il consigliere regionale Luca Marsico e Carlo Bitetto, direttore di garagErasmus;  Joseph Goldsmith ha portato la propria esperienza di ex studente Erasmus in Italia.
Comi, vicepresidente del PPE, ha sempre promosso il dialogo tra imprese e giovani laureati; ha illustrato i campi d’intervento dell’UE nel gestire, in collaborazione con altre organizzazioni,  il programma Erasmus che propone numerose opportunità di studio, lavoro, scambio e volontariato con finanziamenti mirati. Questo intervento si rivela oltremodo utile fra i giovani dando loro un pregevole contributo al miglioramento della propria formazione e favorendo quelle relazioni interpersonali che renderanno più agevole anche l’inserimento nel mondo del lavoro. Quanto mai appropriata quindi la presentazione del passaporto Laissez Passer  che mira a mettere in contatto questi giovani con il mondo imprenditoriale.
il "passaporto garagErasmus" (foto © proprietà riservata) 

E infatti, soprattutto a questo mondo ha inteso rivolgersi il convegno di Varese che ha ricevuto anche la visita dell’ex sindaco Attilio Fontana. D’altronde, come è stato ribadito nei vari interventi, grazie anche all’Erasmus l’Italia sta valorizzando i propri talenti presentandoli al meglio sulla scena economica internazionale.
Luca Marsico, Attilio Fontana e Lara Comi (foto© proprietà riservata)




giovedì 11 gennaio 2018

Salutato Macron in inglese

Se c'è un modo per rendersi ..."simpatico" ai francesi è parlare loro in inglese; questo in gran parte dei casi e per esperienza personale.
Non devono averlo detto al ministro Franceschini prima che incontrasse il presidente Macron alla Domus Aurea.
Il nostro Ministro, presentato da Gentiloni (che si esprimeva invece in apprezzabile francese), si è rivolto al Presidente transalpino con un esplicito "Glad to meet you; thank you very much".*
Vabbé, pazienza,diciamo che almeno un po' di lingua straniera l'ha palesata,  anche se non sarebbe stato disdicevole accoglierlo in perfetto italiano; ma ci voleva così tanto se dal cerimoniale gli avessero fatto imparare a memoria: "Ravi de vous rencontrer"?
Dopo i servizi di Non è l'Arena  oppure di L'aria che tira non voglio pormi la domanda quanto prendono di stipendio i collaboratori di Palazzo Chigi

*filmato su Corriere.it
http://video.corriere.it/macron-dentro-domus-aurea-roma-gentiloni-fa-cicerone-perfetto-francese/aaf37194-f6d0-11e7-b0f9-ae3913959e9e


giovedì 4 gennaio 2018

Shopper biodegradabile, un provvedimento boomerang

Gli echi della protesta sulla shopper a pagamento è arrivata ai piani alti del Ministero della Salute che aprirebbe ad una soluzione meno onerosa. Infatti, per quanto mi è dato oggi da leggere, è possibilista che il cliente, per non pagare quello messo a disposizione dall'esercizio commerciale, faccia la spesa  con un sacchetto biodegradabile portato da casa, a patto che sia monouso. Lo afferma il Ministero per bocca del suo Segretario generale Giuseppe Ruocco.
E fin qui siamo nella logica.
Il problema e la perplessità emergono quando leggiamo che, "per evitare il rischio di contaminazioni, il sacchetto non può essere utilizzato più di una volta" e "la responsabilità sulla idoneità del sacchetto è affidata al titolare dell'esercizio commerciale".
E qui proprio come non essere sconcertati? 
Come può un organo di governo, dopo che ha varato un decreto legge così pesante ed impopolare, lasciare all'ultimo anello della catena un onere di tale portata?
Dato che la stragrande maggioranza degli esercizi commerciali è rappresentato dalle catene di supermercati, la responsabilità ricadrà sulla cassiera?
Ma ne hanno parlato con la ministra Lorenzin prima di rilasciare questa affermazione? 
La mia impressione è che i partiti di Governo abbiano lanciato qualcosa senza rendersi conto che potrebbe essere un boomerang.
Un consiglio: si ritiri il d.l., tanto, così come formulato, non sembra proprio in assoluta linea con la direttiva UE, e preoccupiamoci invece dell'aumento di luce e gas

mercoledì 3 gennaio 2018

"Tassa" sul sacchetto frutta verdura, spero in un flop

Dal 1° gennaio è in vigore questo aggravio che inciderà sulla nostra spesa quotidiana e proprio per questo ancor più antipatico.
Perché ho virgolettato tassa? Perché questa si applica ad un servizio e dato che tale costo non si traduce in alcun servizio è più corretto chiamarla imposta.
Un cavillo lessicale? No e neppure polemica ma semplice constatazione: è stata creata un'imposta che ha poco senso se non quello di portare altro denaro nelle casse dello Stato e questi, se ha stimato un determinato introito, ha certamente fatto male i conti.
Sono infatti già in atto misure alternative, prima fra tutte quella di non imbustare il frutto ma applicare l'etichetta del prezzo direttamente sulla buccia; chi può impedirlo su arance, limoni, avocado, banane, meloni, ecc? E così su carciofi, melanzane, zucche, zucchine...
La busta biodegradabile si può riutilizzare per lo smaltimento dei rifiuti organici, l'umido, nelle città in cui tale sistema di raccolta differenziata è adottato
Diamo un valore congruo alla busta: una confezione da 15 sacchetti biodegradabili da 15 litri costa circa 2 euro, per cui il costo singolo non può superare il centesimo e mezzo.
Sarebbe auspicabile che i supermercati, a cui la singola busta costa molto meno, si accorpino la spesa scontandola sullo scontrino; invece ho appena visto pubblicate  foto di scontrini dove, oltre al prezzo di una singola arancia o singolo limone, sono stati addebitati anche 2 centesimi come "sacchetto orto". Ma se non è stato acquistato! E' il Governo che deve rispondere a questa "indebita appropriazione".
Non mancano invece curiose disparità; dall'Osservatorio dell'Assoplastic apprendiamo che Esselunga, Coop Toscana e Unes li faranno pagare euro 0,01 e il doppio in Auchan, Conad, Coop Lombardia mentre la catena Lidl con quella di Pan e Simply 0,03
Spero che le entrate per l'erario, che sta invece elargendo fondi non molto condivisibili, siano ben inferiori a quanto stimato, così da bocciare un'imposta impopolare. E' poi ancora da chiarire perché tanta premura di inserire questa norma nel d.l. 91/2017 relativo alla crescita economica del Mezzogiorno quando la direttiva UE 2015-720 a cui si richiama non obbliga alcuna imposta, ma la lascia tra le ipotesi: guarda caso solo l'Italia ha scelto la via onerosa.
Davvero discutibile poi la dichiarazione palesemente più ideologica che funzionale da parte di certe organizzazioni ambientaliste a cui replico: 
- è pura fantasia ritenere che il pagare un sacchetto formi una coscienza ecologista
- i cittadini sanno adeguarsi alle regole e se un comune si attrezza con un'efficace raccolta differenziata non vedremo plastica sulle rive dei mari (si è mai pensato ai rifiuti gettati dai diportisti?)
- nessuna tassa ha mai depurato l'aria o migliorato l'ambiente. 
Più che tasse e imposte, serve EDUCAZIONE.

p.s. ho trovato alquanto interessante l'articolo di Simone Cosimi su Wired:  https://www.wired.it/attualita/ambiente/2018/01/03/sacchetti-frutta-verdura-pesce-pagamento/