lunedì 13 novembre 2017

Il Mondiale boccia il calcio italiano

L’esito della partita di San Siro, dove la Nazionale svedese ha fermato sullo 0-0 quella italiana eliminandola dal Mondiale, è l’epilogo già scritto della china discendente intrapresa dalla nostra squadra nell’ultimo decennio.
Abbiamo voluto vivere sugli allori del trionfo di Berlino (2006) ma dimenticando che poi hanno fatto seguito due eliminazioni consecutive dal primo turno del Mondiale.
L’unico rammarico l’ho per Gigi Buffon che non meritava di finire la ventennale carriera in Nazionale con questa eliminazione. A fine gara, tra le lacrime, ha proferito parole nobili, ...che siano ricordate.
Sorrido per certi commenti di telecronisti che, stupiti per l’improduttività dei nostri calciatori in campo, non facevano che ripetere che gli avversari erano meno forti di noi, così è stato anche per la gara al Meazza: gli Svedesi,  “meno forti di noi”, ci hanno lasciato a casa e parteciperanno a Russia 2018!
Occorre avere l’umiltà a tutti i livelli, quando si affida la Nazionale ad un ct bisogna mettersi in testa che, molto probabilmente, sarà già un bel traguardo che la nostra squadra si qualifichi per le semifinali. 
Ora il Calcio italiano deve guarire dall'esterofilia che l'ha afflitta negli ultimi 6-7 anni dove bastava che un giocatore avesse un'H in più, una K o una Y nel proprio nome per incoronarlo come un talento, salvo poi rispedirlo a casa, a garanzia scaduta, con viaggio pagato. Si devono riscoprire i vivai e le scuole calcio; i club devono rimandare i propri osservatori nei campi di periferia alla ricerca di talenti in erba. Solo così, disponendo di quantità, potremo individuare la qualità. 
Che dire del pubblico che ha fischiato l'Inno svedese? Ora avrà tutto il tempo per fischiare sé stesso.

2 commenti:

  1. mi spiace, ma il calcio è così alcune partite si vincono altre si pareggiano o perdono ,è come la storia della vita

    RispondiElimina
  2. Questa partita era l'ultima fase di una kermesse chiamata Mondiali, ne abbiamo perse e pareggiate troppe. Se mi concedi il paragone è come un pasto fatto da più piatti, alcuni scadenti, altri impresentabili: alla fine cosa resta da mangiare?

    RispondiElimina