martedì 3 ottobre 2017

Gianni Agnelli e le domande impertinenti

Assolombarda, 8 marzo 1997, era un sabato ed è per me una data alquanto importante: intervistai Gianni Agnelli.
Avvenne durante una pausa del convegno "Verso l'economia globale" che, tra i relatori, annoverava Renato Ruggiero, Giorgio Fossa (Confindustria), Mario Monti (allora Commissario UE) e, appunto, Gianni Agnelli.
Un paio di giorni prima avevo letto un suo commento a proposito di un libro dell'economista Innocenzo Cipolletta, "La responsabilità dei ricchi".
Gianni Agnelli e Gianmaria Italia (Assolombarda 1997)

Mi aveva fatto riflettere e così, forse animato da sconsideratezza, mi avvicinai brandendo il microfono di Videobrianza di cui curavo il telegiornale. Il suo capoufficio stampa mi guardò severo ma mi rivolsi direttamente ad Agnelli citando appunto il suo commento sul libro di Cipolletta. Non gli nascosi la mia perplessità sulla sua opinione che non teneva conto della realtà sociale; mi rispose con garbo, domande e repliche si susseguirono con spontaneità. Rimasi sorpreso per la disponibilità dell'Avvocato che poi  ringraziai mentre altri colleghi, incuriositi, si erano frattanto avvicinati.
Francamente seguii ben poco il seguito dei lavori perchè la mia mente frullava ricordando cosa avevo detto all'Uomo più potente d'Italia.
Al termine del convegno, mentre Agnelli usciva, mi avvicinai e gli dissi: "Presidente, mi scusi se la mia domanda è stata un poco impertinente".
La sua risposta, con un sorriso, fu: "Le domande, o sono impertinenti o non sono domande". © Copyright Gianmaria Italia

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