lunedì 29 febbraio 2016

L'UE tra fragilità politica ed egoismi



I muri e i reticolati disposti alla frontiera da paesi europei per impedire il passaggio di profughi rivela esplicitamente sia la debolezza politica dell’UE che il marcato egoismo di alcuni suoi stati membri.

Iniziative militari intraprese da alcuni, così come incontri tra pochi a tutela dei propri interessi (con legittima protesta della Grecia) sono in netto, stridente contrasto con la rigidità di direttive economiche, finanziarie e fiscali impartite tout court. Come non evidenziare che certi provvedimenti non tengono in alcun conto l’applicabilità sul territorio? Elementi che rivelano quanto sia sempre più lontano dalle realtà nazionali questa UE che è cresciuta a dismisura. Ventotto nazioni di cultura, tradizioni e ordinamenti così diversi possono solo soddisfare utopie e ambizioni di un espansionismo numerico: il costume di Arlecchino ha almeno il pregio di svolgere una funzione …che funziona. Altrettanto quello che accade a Bruxelles e Strasburgo?

Il nazionalismo dell’attuale governo di Varsavia, così euroscettico, sta scontentando aziende straniere che stanno rivedendo i loro investimenti in Polonia, la rigidità posta ai confini da Austria, Croazia e Ungheria rivelano i mai smantellati steccati negli orti di taluni paesi che hanno la memoria corta. Come infatti tacere che Polonia e Ungheria (nell’UE dal 1° maggio 2004) erano, fino al 1991 membri del “Consiglio di mutua assistenza economica” (COMECON) e del “Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza” meglio conosciuto come Patto di Varsavia?

E della Croazia che ne è parte solo nel 2013? E’ un segnale anche per Serbia e Montenegro che anelano all’ingresso nell’Unione. 
Il Regno Unito, membro dal 1973, è alla vigilia di un referendum per uscirne. 
E’ così politicamente scorretto domandarsi se il divenire “cittadini europei” non abbia il solo fine di goderne dei benefici ignorandone gli oneri?

Che il futuro dell’UE finisca per ricadere sulle spalle dei soli sei paesi fondatori: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi mi irrita, ma mi riempie anche d’orgoglio.

giovedì 25 febbraio 2016

Per legge scompare la fedeltà nel matrimonio?

"Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione."
E' il secondo capoverso  dell'art. 143 del codice civile, un punto attorno al quale si sono costruiti rapporti di una vita insieme.
Adesso, adducendo che "è il retaggio di una visione superata e vetusta del matrimonio", alcuni senatori PD, Dem e Idv hanno sottoscritto il disegno di legge tendente ad abolire detta norma.
No, non è una barzelletta e nemmeno uno scherzo di Carnevale fuori stagione (siamo in tempo di Quaresima). Non ho motivo di dubitare sulle consapevoli intenzioni dei suddetti parlamentari, auspico solo che naufraghi nella cloaca più prossima a Palazzo Madama per un semplice motivo: si snaturerebbe il senso del matrimonio portandolo al livello di atto notarile al pari di un rogito.
C'è però un mio timore: di questo passo, visto il dilagare dei reati, si arrivi ad eliminare il codice penale: tanto è il retaggio di una visione superata e vetusta della correttezza e del convivere civile.

martedì 23 febbraio 2016

Basta con le ironie sull'Italia

Ormai il vaso è colmo: su Repubblica.it di oggi si riportano le risate ironiche dei giornalisti stranieri durante la conferenza stampa indetta dal nostro Presidente del Consiglio all'Assoc. Stampa estera quando ha annunciato che il 22 dicembre sarà completata la Salerno-Reggio Calabria.
E' ora di finirla che, oltralpe, si permettano di irridere quello che fa il nostro Paese, ed è intollerabile che nessuna firma verghi un biasimo per certi atteggiamenti che altrove sarebbero severamente puniti.
Leggendo i commenti del social forum rilevo battute autolesionistiche; continuiamo a farci del male
Potremo avere, come tutti, dei problemi, ma ce li sbrighiamo tra le nostre mura, con legittime critiche, ma saranno tra le nostre mura e guardando sempre in positivo il corso del nostro Paese.
Non si dimentichino quei nostri Emigrarti, così dimenticati in Patria, che contuinuano a farci onore all'estero.

venerdì 19 febbraio 2016

RICERCATORI ALL'ESTERO, il Ministero interviene

La "sberla" mediatica data dall'affermazione via Facebook di Roberta D'Alessandro: "Ministra, la prego di non vantarsi dei miei risultati", ha trovato spazio sui mass media che, finalmente, hanno dedicato al (doloroso) fenomeno dell'emigrazione di nostri talenti qualche riga in più rispetto al solito scarno dato statistico.
Il ministro Giannini, dopo avere replicato, si è fatta intervistare oggi dal TG2 e ha enunciato che si apriranno le porte al rientro di nostri ricercatori operanti ora all'estero.
Buona cosa, ma mi domando se un Ministro deve farsi scuotere da una così esplicita dichiarazione per mettere mano a provvedimenti correttivi che, comunque, hanno riguardato solo i ricercatori a dimostrazione che il Governo ignora l'argomento (e non prendo in causa i ministri ma la schiera di esperti di cui si avvalgono).
Aggiungo che, oltre ai 50mila ricercatori che hanno portato il loro ingegno al servizio di aziende ed enti stranieri, occorrerà pensare a quegli Italiani, valenti esperti in economia e finanza che ora rappresentano punti di forza di istituzioni all'estero. Ho già scritto e ripeto qui: fatene rientrare un po' e piazzateli in posti chiave e vedrete che la burocrazia sarà snellita.
Sappiamo che si è tanto invocato il proseguire gli studi, il conseguimento di una laurea "per qualificarci nel mondo", eppure so di plurilaureati, magari con alle spalle anche dei master, che sono "a spasso" e che non si vergognano di fare i turni nei call center per portare a casa qualche centinaio di euro. Altro che, come inqualificabilmente dichiarato tempo fa da qualche esponente di governo, i nostri giovani sono choosy o fannulloni: offese che meritavano l'immediata destituzione.
Al Ministro Giannini sarà doveroso comunicare il livello d'istruzione di dirigenti e funzionari che, accanto a innumerevoli "appiccicati", popolano le stanze di ministeri e uffici della pubblica amministrazione. Si abbia però anche l'accortezza di aggiungere il grado di efficienza, di produttività che questi dimostrano, ....oltre al sapere scrivere al pc, mi sembra ovvio.
Si cercano risorse? Si facciano dimezzare gli emolumenti di presidenti di consigli di zona, accorpare i piccoli comuni, eliminare strutture nate obsolete come la polizia provinciale (!!!); e che dire della vasta cerchia di super ufficiali della Difesa che, eliminata la leva obbligatoria, ha margini di esuberanza? Purtroppo, cronache alla mano, l'elenco degli sprechi per appannaggi vari ed opere pubbliche incompiute, rappresentano emorragie di denaro dei contribuenti. Si attende dai Presidenti di Camera e Senato assoluto rigore nel far osservare le presenze dei parlamentari e di vigilare affinché nelle votazioni di leggi non si inseriscano furtivamente dei privilegi. Vedrà che qualche milione di euro lo si recupera (....certo senza ipotizzare intollerabili tagli delle pensioni, grazie).

mercoledì 10 febbraio 2016

10 febbraio, Giorno del Ricordo...

...ma anche del rimorso che auguro abbia tormentato, da quelle dolororissime giornate,  la coscienza degli aguzzini e di tutti coloro che per decenni hanno taciuto o, non meno grave, sviato l'attenzione da quella tragedia che ha portato alla morte nelle foibe 15mila Italiani, supplizio patito dal 1943 al 1947, e all'esodo di 350mila nostri Connazionali dalle amate terre giuliano-dalmate.
Riporto volentieri un brano del discorso che tenne, nel 2006, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: "...gli italiani nelle terre d’Istria, del Quarnaro e di Dalmazia, furono colpiti da una violenza cieca ed esecranda, ancora oggi viva e presente nella nostra memoria".
Per i congiunti delle vittime delle foibe è prevista la concessione di un riconoscimento a titolo onorifico, una insegna metallica con relativo diploma a firma del Presidente della Repubblica, consegnato annualmente con cerimonia collettiva. Le domande potranno essere inoltrate entro il termine di dieci anni dalla data di entrata in vigore della legge (aprile 2014), prorogata al 2024. 

domenica 7 febbraio 2016

Francesco STORACE e Claudio BARBARO protagonisti a Prato



Sebastiano Campo apre i lavori del convegno
L’interrogativo “Quale futuro per la Destra italiana”, tema del convegno tenutosi sabato 6 a Prato e aperto dalle note dell'Inno di Mameli, ha trovato linee comuni nei progetti e nella linea di condotta di La Destra e di Azione Nazionale ben illustrati dagli applauditi interventi di Francesco Storace e di Claudio Barbaro.  


Francesco Storace e Claudio Barbaro al microfono di Teleregione Toscana

 E’ infatti un ampio spazio politico che appare come un mosaico con tessere che debbono essere condotte ad un disegno, un’opera armonica. Distaccata da questo obiettivo comune, per quanto espresso dal suo rappresentante nel proprio lungo e spigoloso intervento, è parsa Fratelli d'Italia; un'ambizione egemonica, una discutibile mortificazione delle legittime attese di altre espressioni politiche.  Sebastiano Campo, presidente del Movimento Cittadini Italiani e principale organizzatore della manifestazione, ha sottolineato i vuoti di una esplicita linea politica “di Destra” che persistono nel nostro paese. La si vuole collocata, senza compromessi, nella coerenza di pensiero e azione e rispettosi delle attese dei suoi elettori, vale a dire: tutela dell’Italianità, valorizzazione del made in Italy in tutte le sue espressioni  di progetti e risorse, dei principi fondamentali della famiglia e iniziative marcatamente sociali dello Stato sono alcuni dei suoi punti. Una condotta da cui paiono invece discostarsi Forza Italia e FdI sempre più palesemente appiattiti sul percorso intrapreso da Salvini.  Un messaggio, quello lanciato a Prato, che avrà certo attenzione e ripercussioni  nel resto d’Italia. Pur chiamato a svolgere il ruolo di moderatore del dibattito non ho mancato di  sottolineare quanto sia rilevante l'apporto all'Italianità, e quindi a uno dei principi basilari della Destra, il contributo dei lavoratori italiani all'estero, espressione di una emigrazione in costante aumento.