lunedì 26 settembre 2016

Referendum in Canton Ticino, Maroni alla prova dei fatti

Meno di un mese fa, il 31 agosto, incontrai Roberto Maroni poco prima di una conferenza stampa che si teneva in autodromo e, dopo aver ricordato insieme una sua missione all'estero quando era ministro,  ne approfittai per invitarlo a prendere a cuore i nostri emigranti: “Ne abbiamo più di cinque milioni residenti all’estero, Presidente.”
Mi rispose testualmente: “Italiani, italiani, ma io devo pensare ai lombardi…”
Per la cronaca i lombardi iscritti all’AIRE sono poco più di 400mila di cui 95mila risiedono in Svizzera; non pochi e in continuo aumento.


Il risultato del referendum tenutosi ieri, 25 settembre,  nel  Canton Ticino la consultazione “Prima i nostri” ha espresso, con il 58% di favorevoli, il dare la priorità d’assunzione ai locali rispetto agli Italiani: un duro colpo per i nostri frontalieri che quotidianamente varcano il confine per lavorare. Un risultato che non può certo rallegrare tutti quei leghisti immemori di quanto dichiarò Salvini nel febbraio 2014: "Il voto dei cittadini svizzeri è di buon senso e legittima difesa: in periodi di crisi bisogna dare priorità alla propria gente. Sono convinto che nessun frontaliere perderà il lavoro". D’altronde fu lo stesso segretario della Lega ad esultare per l’esito della Brexit “Evviva il coraggio dei liberi cittadini!”, ma senza sapere che molti di loro, letti i risultati, avevano cominciato ad avere i sudori freddi. Io rimasi alquanto perplesso perché è un europarlamentare.
Ci voleva una maggiore attenzione su quest’ultimo referendum perché gli Svizzeri si erano già cimentati contro l’immigrazione il 9 febbraio 2014 vincendo grazie al 50,3% di favorevoli (19.516 voti di scarto). Tuttavia l’insofferenza verso i lavoratori stranieri ha radici profonde; pensiamo alla consultazione del 1970 per limitare al 10% la presenza di stranieri e la risposta delle urne fu il 46% di voti favorevoli a tale provvedimento: un campanello d’allarme che doveva impensierire chi di dovere.Quanto accaduto adesso è stato il primo banco di prova per Maroni su un tema delicatissimo, per cui ha subito chiamato Paolo Beltraminelli,  l’alter ego ticinese (là non lo chiamano governatore) e  ha così riferito: “Ci incontreremo la prossima settimana per capire che cosa succede e per definire, da parte nostra, le iniziative per garantire la libera circolazione e difendere i diritti dei lavoratori frontalieri lombardi. Sono lavoratori, non immigrati clandestini.” Per il presidente Maroni, quale più prossimo vicino di casa, il compito è certamente arduo: deve togliere queste castagne dal fuoco perché ha gli occhi di tutti puntati addosso, non solo quelli dei lombardi. Auspico che il ministro degli esteri Gentiloni intraprenda efficaci provvedimenti mentre sarà il momento in cui la Lega mostri in Parlamento, e non in plateali dichiarazioni, quanto ha a cuore gli interessi dei nostri connazionali.
Da parte mia, conclusa la parte politica, non posso tacere una considerazione amara: purtroppo gran parte di quei voti a favore della priorità del lavoro agli elvetici proviene da ex emigrati italiani, ...quando si dice che la memoria è corta... 



1 commento:

  1. L'italiano purtroppo ha la memoria corta, le cose vanno ripetute più volte altrimenti vengono messe in quella memoria labile che forse se li ricorda

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