sabato 31 dicembre 2016

La denuncia di Papa FRANCESCO: "debito verso i giovani costretti ad emigrare"

Ci voleva Papa Francesco a riportare l'attenzione sulla realtà, una dura triste realtà: l'emigrazione giovanile.
Lo vado sostenendo da lungo tempo: venticinque anni fa da testimone diretto, poi da giornalista e da sei come padre: l'emigrazione italiana non è mai cessata, ma i maggiori giornali e i politici l'hanno sempre ignorata o snobbata; nei talk show ospitano quasi sempre opinion maker con scarsa conoscenza della realtà, quindi inadeguati. Quando poi non sono invitati solo per presentare il loro ultimo libro.... Ve ne siete accorti, vero
Ci sono voluti, purtroppo, i tragici fatti del  Bataclan a Parigi  con la morte di Valeria Solesin e  ai mercatini di Berlino con quella di Fabrizia Di Lorenzo per scoprire (!!!) che le nostre giovani non erano lì in gita organizzata ma per trascorrere qualche ora di spensieratezza, una parentesi concessa dallo studio o  dal lavoro all'estero: punte di un iceberg immenso.
Papa Francesco ha dato testimonianza di tutto questo. Nell'omelia del Te Deum di ringraziamento per l'anno che si stava concludendo, ha dichiarato:
"Non si può parlare di futuro senza assumere responsabilità che abbiamo verso i nostri giovani; più che responsabilità la parola giusta è debito. Li abbiamo emarginati e costretti ad emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono".
Ora vorrei poter guardare negli occhi tutti quegli stolti che hanno sempre girato lo sguardo dall'altra parte, a quei politici che hanno privilegiato la loro carriera per raggiungere od incrementare il loro vitalizio, che occupano posti di alta responsabilità statale senza avere un "pezzo di carta" all'altezza del compito mentre chi lo possiede (Fabrizia aveva conseguito due lauree e frequentato un master tedesco!) deve fare le valigie, lasciare la famiglia in lacrime e cercare il futuro lontano da casa, all'estero.
Ma questi strapagati sedicenti onorevoli che si trincerano dietro la più fasulla delle difese: "siete i qualunquisti dell'antipolitica" (li correggo subito: siamo avversi a politici di tale risma) hanno mai provato a cercarsi un lavoro e a difenderlo?
Per molti probabilmente NO, e allora facciano i bagagli e vadano all'estero e provino a sostituire quei nostri talenti che invece andrebbero benissimo ad occupare posti di responsabilità in Italia, cosa che fanno all'estero; li voglio indietro perché, grazie alle loro capacità, oggi contribuiscono alla crescita economica del paese che li ospita e, giustamente, gratifica.

venerdì 23 dicembre 2016

DANKE ITALIA, ma non mancano i saccenti dell' "era meglio prenderlo vivo"

Sono alquanto perplesso che siano stati divulgati nomi e volti dei due agenti di Polizia, addirittura da elevate cariche del Governo.  A me preme invece mettere in rilievo il messaggio della Polizia berlinese e quanto la stampa estera ha titolato per questa importante operazione:

"Grazie e pronta guarigione ai colleghi feriti. Danke fur die Understutzumg & gute Besserung dem verletzten Kollegen". (Polizei Berlin)

 e questi i titoli:

"Terror in Berlin. ES IST VORBEI!"(Bild) che il giorno dopo onorava il nostro poliziotto "Der Held von Mailand" (l'eroe di Milano)

Attentaeters Amri in Mailand   (Frankfurter Allgemeine Zeitung)

Anis Amri in Mailand erschossen   (Die Tageszeitung)

So kam der mutmasslicher Attentater Anis Amri nach Mailand (Welt)

Anis Amri in Mailand erschossen   (Der Spiegel)

Polizei fand Anis Amri duch Zufall  (Sudedeutsche  Zeitung)

L'auteur présumé de l'attentat de Berlin Ansi Amri a été tué dans une fusillade à Milan  (Figaro)

Attentat de Berlin: le suspect tunisien, Anis Amri, a été abattu à Milan   (Le Monde)

Berlin terror suspect shot dead in shootout with Italian police (The Times) 

Berlin Rampage Suspect killed by Italian Police in Gun Battle (The New York Times)


Ovviamente non potevano mancare commenti per distinguersi, magari pure in buona fede, come chi ha affermato, anche su giornali, “Era meglio prenderlo vivo”. Certo che col senno del poi se ne possono dire tante; spiego loro che non sempre è possibile, anche perché i due poliziotti non potevano immaginare di avere di fronte il più ricercato terrorista d'Europa, oltretutto l'agente ha sparato immediatamente e con precisione reagendo ad un attacco criminale.
Basta riandare ad altre cronache per rilevare che negli scontri a fuoco i terroristi sono sempre stati freddati . E poi, chi ce lo dice che, una volta arrestato, Anis Amri avrebbe parlato? Non escludo invece che, dopo qualche giorno, avremmo assistito alla presa di distanza di questa o quella associazione ipergarantista, alle iniziative di solidarietà di questo o quel movimento o partito intenzionato ad andare a confortare il terrorista in prigione: un'arancia o una sigaretta non si negano a nessuno.

A proposito: la consigliera 5 stelle Buscaglia, che ha recriminato per la sua morte, avrà scritto qualcosa su Fb dopo la strage di Berlino in cui sono state uccise 12 persone ....innocenti?

mercoledì 21 dicembre 2016

GIOVANI VITTIME DEL TERRORISMO e l'ipocrisia della politica

La tragedia ai mercatini di Berlino, come quella del Bataclan di Parigi e l'atroce martirio perpetrato in Egitto hanno indotto cronaca e politica ad occuparsi di tre Italiani, giovani connazionali con un curriculum straordinario, decisamente ammirevole che non ha però trattenuto in Italia Fabrizia Di Lorenzo, Valeria Solesin  e Giulio Regeni.
Un puro caso, una tragica, orrenda coincidenza ci ha portato a conoscerli e ora sappiamo che sono nostri Ragazzi, splendidi portacolori dell'Italia che, purtroppo, non ha saputo dare loro uno sbocco professionale, una strada da percorrere e dove esprimere il loro valore: l'hanno trovata emigrando. 
Come loro decine di migliaia d'altri, altro che choosy.
Potremmo replicare che è nelle cose che uno cerchi di realizzarsi fuori dai confini di casa, ma non è così quando apprendiamo del ridotto livello di studi di molti nostri politici, di molti che occupano le stanze della politica, del potere in settori della nostra burocrazia.
Non spendiamo ora demagogici e retoriche frasi di circostanza.
No, il ricordo di Fabrizia, Valeria e Giulio punta idealmente il dito accusatore su tutto questo, su risorse che perdiamo e dimentichiamo.
     SI ONORINO I NOSTRI ITALIANI ALL'ESTERO
L'unico ente nazionale che si è ricordato di loro, istituendo un premio, è ASSOCIAZIONI SPORTIVE SOCIALI ITALIANE          www.asinazionale.it  

martedì 20 dicembre 2016

DI LORENZO, SOLESIN, REGENI, luminosi esempi di nostri Italiani all'estero

Dopo che il ministro Poletti ha messo in video scuse e chiarimenti, il suo "volevo spiegarmi meglio", dopo l'infelice quando inappropriata affermazione sui nostri giovani all'estero mi sono ricordato di una inqualificabile affermazione dell'allora ministro del welfare Elsa Fornero: "Sul lavoro non dovete essere schizzinosi" (23 ottobre 2012).
Ho più volte qui denunciato che i nostri giovani, salvo particolari eccezioni, cercano di affermarsi, si rimboccano le maniche, ma fuori dalla porta di casa hanno ben poco, salvo che non abbiano parenti nella politica e allora sbocchi da assistente portaborse o in qualche ufficio studi o stampa si riesce quasi sempre a trovarli.
La dolorosa cronaca delle ultime ore, l'attentato a Berlino dove stiamo palpitando per la sorte di una nostra connazionale, la 31enne FABRIZIA DI LORENZO, mi ha indotto a cercare il suo profilo su LinkedIn:
"Fabrizia lavora da tre anni a Berlino; dopo l'Erasmus alla Freie Universitat di Berlino ha conseguito laurea triennale a La Sapienza e una magistrale all'università di Bologna poi ha frequentato un Master Deutsch fuer die Wirtschaftskommunikation, German for the economics communication."
Insomma, sembra una che ha battuto la fiacca, che sembra abbia preferito darsi al divertimento piuttosto che allo studio? Invece no, è un'ammirevole Italiana che si è impegnata al massimo, ma che ha dovuto emigrare, confrontarsi con stranieri per esprimere il proprio talento. Una ragazza meravigliosa!
E come lei VALERIA SOLESIN
Dalla sua scheda pubblicata dall'INED - Institut national d'études démographiques leggiamo che la giovane ricercatrice veneta, stroncata a Parigi dal piombo dei terroristi, aveva conseguito gran parte dei suoi studi superiori in Francia. Iscritta inizialmente ad una doppia laurea in “Società, politica e istituzioni europee” a Trento e “Sociologia” a Nantes (2009), si è poi associata l'anno seguente a l'EHESS (Scuola di studi superiori in scienze sociali) a Parigi. I primi lavori, condotti durante il Master in “Sociologia e statistica”, l'hanno portata ad interessarsi ai “fattori che influenzano i progetti di fecondità in uno studio comparativo tra la Francia e l'Italia” (2011). L'anno seguente, Valeria si è poi iscritta all'istituto di demografia dell'università di Parigi 1-Panthéon-Sorbonne (Idup). Il suo progetto di ricerca comincia quindi a definirsi ed è in questo momento che presenta la sua seconda tesi, questa volta in demografia: “Avere due figli in Italia? Vincoli e opportunità”.
E che dire di GIULIO REGENI? La sua orrenda fine e il velo d'omertà che ancora copre i suoi ultimi giorni di vita hanno messo in secondo piano tutto il suo lodevole percorso di ricercatore quando, ancora minorenne, andò a studiare nel New Mexico (Usa) e poi nel Regno Unito. Vinse due volte il Premio Europa e Giovani e lavorò per l'ONU; stava conseguendo un dottorato di ricerca presso il Girton College prima di essere massacrato in Egitto dove si era recato per una ricerca presso l'Università Americana del Cairo.

AI NOSTRI POLITICI UN INVITO: APRITE GLI OCCHI E SCOPRIRETE QUANTO VALORE SANNO ESPRIMERE MOLTI NOSTRI GIOVANI 

POLETTI sugli Italiani all'estero; possono bastare le scuse?

"Quelli che se ne vanno sono sempre i migliori, se ne vanno 100mila; sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti pistola. Permettetemi di contestare questa tesi; io conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata perché questo paese non soffrirà moltissimo a non averla più tra i piedi"*, l'ha affermato il ministro Poletti.
Si spieghi meglio e non si trinceri dietro delle scuse ...tardive. Altro che "mi sono espresso male", si era espresso a chiare lettere e il tono non era certo dei più benevoli.
Mi ha deluso e, amareggiato, potrei rispondere: "Allora ministri come lui meglio non averli tra i piedi"?
Non basta gravarne molti di loro di  inique tasse sulla casa lasciata in Italia, ora li denigrano.
Quando un ministro della Repubblica, che per un certo verso ha parafrasato una sua collega che definiva choosy i nostri giovani senza che nessuno del governo la censurasse, dimostra come gran parte della classe politica sa ben poco di cosa rappresenta quella straordinaria classe di nostri connazionali  che, in centomila all'anno, si mette alla prova rischiando in proprio.
Quando si ricoprono certe posizioni occorre capirne di quello che si afferma e, comunque, riflettere.
Dato che non sono un politico il mio invito a dimettersi è quanto mai autorevole, non strumentale: servirà anche come insegnamento per i politici che ben poco sanno e magari quel poco male, su cosa significhi per un giovane Italiano lasciare la propria casa, la propria famiglia, i propri beni e andare a lavorare all'estero, all'estero dove vige la meritocrazia.
Ma Renzi, di cui il signor Poletti è stato ministro, non ha girato l'Europa per raccogliere i voti dai nostri connazionali per il Sì al referendum?
No comment.
Ripeto qui quando vado dichiarando da tempo: per come li conosco i nostri Emigranti portano onore all'Italia! Invito a leggere questa lettera pubblicata da L'Espresso
http://m.espresso.repubblica.it/attualita/2016/12/20/news/caro-poletti-avete-fatto-di-noi-i-camerieri-d-europa-1.291709
* Linguaggio certo alquanto fine e, comunque, se il ministro li conosce faccia anche i nomi, è un suo dovere, grazie; inoltre una  doverosa precisazione: 100mila i giovani che se vanno ogni anno mentre i 60 milioni hanno ogni età, compresa la sua.  

lunedì 12 dicembre 2016

Componenti nuovo governo, e anche con Gentiloni si cascò sui titoli

"al dicastero degli affari esteri l'onorevole avvocato Angelino Alfano, al dicastero della salute l'onorevole Beatrice Lorenzin, al dicastero della difesa la senatrice Roberta Pinotti, al ministero dei rapporti col Parlamento ...la senatrice dottoressa Anna Finocchiaro, ministra senza portafoglio, l'onorevole dottoressa Marianna Madia, professor Claudio De Vincenti, senatore dott Domenico Minniti detto Marco, professor Pietro Carlo Padoan ministro dell'economia e delle finanze, dottor Carlo Calenda, l'onorevole dottor Luca Lotti, dottor Maurizio Martina ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, dottor Gianluca Galletti; poi, subito dopo il dottor Graziano Delrio, ecco chiamare "signor Giuliano Poletti ministro del lavoro e delle politiche sociali"
Basterebbe questa elencazione per un lapidario NO COMMENT e non mi riferisco alla scelta dei ministri ma al titolo che precede i loro nomi. Che senso, ma soprattutto, che valenza aveva precedere con onorevole alcuni nomi, forse per mettere Lorenzin e Orlando (non laureati) su un gradino più alto di Poletti semplicemente (!!!) Signor? Onorevole non è un titolo!*
Un dettaglio che dovrebbe spegnere polemiche sorte all'indomani della sua nomina: "senatrice Valeria Fedeli ecc..." senza chiamarla dottoressa perché il suo diploma di laurea non equivale a dottor.
Domando: ma non era più elegante presentarli tutti con un Signora, Signor?
Sul sito  ilcerimoniale.it si legge: "Di solito, meno si conta più appellativi esornativi si conservano..."
E al TG2, nel servizio delle ore 20, ecco anche un soffermarsi "sul look delle ministre", davvero ci mancava.
Comunque sia ...Buon lavoro nell'interesse dell'Italia...e con  signorilità.

L'autorevole Enciclopedia Treccani così definisce Onorevole "è appellativo riservato ai membri del Parlamento, deputati e senatori (abbreviato di solito in on.)". Appellativo, appunto, non titolo

domenica 4 dicembre 2016

Ha vinto il NO, ovvero la vittoria con tanti padri, e adesso?

Intanto, dopo aver paventato brogli e catastrofi costituzionali,  saranno in tanti ad arrogarsi il merito della vittoria.
Comunque, a rigor di logica, se a sostenere il Sì era solo il PD mi sa che con il 40% sia comunque il partito di maggioranza relativa.
E adesso, con le annunciate dimissioni di Renzi, dopo che avranno esultato quasi tutti gli schieramenti politici, chi si assumerà la responsabilità di mandare avanti il Paese senza gravarlo di nuovi oneri e problemi?
Mi sa che hanno vinto quelli del tanto peggio tanto meglio, o no? Stiamo a vedere; intanto lo sconfitto, dato che è UNO, con il risultato del 40.89%, rappresenta pur sempre la maggioranza relativa.
Hanno fatto bene i conti coloro che incitano al voto subito?


venerdì 2 dicembre 2016

Referendum, il disperato appello per salvare il CNEL

Non ce lo saremmo mai aspettato, ma stamane, nell'ultimo giorno di propaganda per il Referendum, abbiamo sentito in tv esaltare il ruolo del CNEL che pure ci costa milioni di euro ogni anno.
Non ce lo saremmo mai aspettato visto che anche molti sostenitori del No ammettevano che un referendum per la sua abolizione avrebbe portato al 90% di approvazione
Non devono essere bastate varie inchieste come quella di Fabio Pavesi del 13aprile 2014 sul Sole 24 Ore

Salvini: accuse sui voti dei nostri connazionali all'estero

Nel momento in cui pubblico questo post il sito della Lega Nord non ha ancora ripreso la dichiarazione di Matteo Salvini secondo cui i voti degli Italiani all'estero sarebbero stati (io uso il condizionale mentre lui l'afferma) "comprati o inventati" (come si legge su Corriere, Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale).
Ed è alquanto sconcertante leggere anche: "Il Comitato del No ne sorveglierà lo spoglio, dopo aver minacciato il ricorso".
A questo punto, per come conosco l'onestà e il senso della correttezza che hanno i nostri Emigranti, non ho più dubbi: voterò l'opposto di quanto chiede il leader della Lega dal quale mi aspetto le dimissioni da europarlamentare.

martedì 22 novembre 2016

Premi USSMB "Valori di Sport"

L'Unione Società Sportive Monza Brianza, per iniziativa del suo presidente Fabrizio Ciceri, in occasione del 40° anno di attività, ha inteso gratificare chi fa della dedizione allo Sport, uno scopo importante ed esemplare della propria vita.
Gente magnifica che opera lontano dai riflettori della celebrità, nondimeno è particolarmente preziosa all'economia di una società sportiva.
La scelta sarà appunto affidata alle numerose società affiliate all'USSMB affinché individuino i meritevoli tra i propri dirigenti, allenatori, tecnici, collaboratori.
La cerimonia si terrà alle 10 di domenica 4 dicembre presso la storica Forti e Liberi di Monza, in via Cesare Battisti 30.

lunedì 21 novembre 2016

LA FOTOGRAFIA E’ GIORNALISMO

La fotografia è una protagonista di arte e cronaca; racconta per immagini il mondo, ce lo avvicina, ce ne rende partecipi. 

“Cosa sarebbe una notizia senza una fotografia?” è la domanda che possiamo porci nella certezza di assegnarle una scarsa rilevanza; eppure la fotografia giornalistica, di testimonianza,  è di epoca abbastanza recente, soprattutto in Italia e lo si deve alla rivista Epoca che apparve sulla scena dell’informazione nel 1950 riprendendo quello stile ormai consolidato di periodici come Life.
Basti pensare che Eugenio Scalfari, presentando nel 1976 il nascente quotidiano la Repubblica, escluse che vi sarebbero state pubblicate foto di cronaca; il rispondere alla realtà lo smentirà di lì a poco. D’altronde è solo di quell’anno l’apertura ai fotoreporter dell’Ordine Nazionale Giornalisti. Il giornale è cronaca, e lo testimonia The Times che, nato nel 1785 come raccolta di annunci, si trasformò pochi anni dopo in un utile mezzo d’informazione fino alla sua definitiva consacrazione (triplicandone la tiratura) nel momento in cui un suo cronista venne inviato a Parigi per raccogliere e descrivere gli avvenimenti che portarono alla Rivoluzione Francese. Ci sarebbero state benissimo anche delle immagini, ma per la nascita dei mezzi tecnici dovevamo aspettare ancora mezzo secolo. 

Si dice che un’immagine vale più di mille parole; infatti il fotoreportage  “fa leggere il mondo” e, spesso, basta una sola istantanea per descrivere un momento sociale, una vicenda storica: “Bacio davanti all’Hotel de ville” di Robert Doisneau (1950) oppure quello del marinaio in Times Square, di  Alfred Eisenstaedt  (1945). Immortale quella, opera di Robert Capa, del miliziano colpito a morte durante la guerra civile spagnola (1936), così come carri armati sovietici dati alle fiamme da bottiglie molotov durante l’insurrezione ungherese nel novembre 1956. 
Maria Grazia Cutuli ritratta da Isabella Balena

Ospitata dal Teatro dell’Arte, la Fondazione Corriere della Sera ha dedicato all'argomento un convegno condotto da Gianluigi Colin nell'ambito di Bookcity: Fotografia e giornalismo. Più esattamente una carrellata di testimonianze di odierni fotoreporter che hanno portato, attraverso l’obiettivo, foto-documenti di estrema attualità: sguardi della vita nelle fabbriche, delle rivolte studentesche, delle migrazioni, dei giochi di bimbi alle case crivellati dai colpi di guerra; scenari dove, comunque, si evoca la Vita. Uno per tutti Uliano Lucas con la celebre foto dell’immigrato sardo che, portando una valigia e un enorme scatolone, transita davanti al grattacielo Pirelli (1968). 

Ma, testimoni per immagini, lo sono anche Isabella Balena, Arturo Carlo Quintavalle, Ferdinando Scianna o la polacca Monika Bulaj,  che hanno trasferito attimi di realtà ai nostri occhi, alle nostre riflessioni, alle nostre coscienze ricordandoci che il protagonista fondamentale è sempre l’uomo.  


nota: ho autorizzato la riproduzione dell'articolo a Teleinsubria.net 

martedì 15 novembre 2016

La politica corteggia gli Italiani all’estero mentre fa pagare loro imu, tasi e tari

Ebbene sì, siamo a questo punto: i politici sostenitori del Sì e del No le inventano tutte pur di conquistare il voto dei nostri Emigranti. Si sono accorti che sono circa 4.300.000, tantissimi che potrebbero spostare l’esito del referendum verso una parte o l’altra.
Intanto, però, occorre smontare subito una tesi degli sponsor del No a proposito della “perdita di democrazia”: se si elimina il Senato gli Italiani all’estero perderebbero ben poco: solo 6 (sei) senatori sui 315 (trecentoquindici) che attualmente occupano le poltrone di Palazzo Madama. Sei senatori (più dodici deputati) che non hanno impedito al governo  Monti di varare il famigerato d.l. 201/2011 che lasciava discrezione ai comuni per applicare l’imu come seconda casa sugli immobili lasciati vuoti e sfitti in Italia dagli iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero. Quegli stessi iscritti all’AIRE che entro il 16 dicembre dovranno pagare il saldo di quell’ingiusta imu, ed altrettanto ingiuste, quanto incostituzionali, tasi e tari. Perché, e qui mi rivolgo ai sostenitori di entrambe le fazioni, non è decisamente ben più antidemocratico quanto offensivo fare pagare una tassa, come quella sui rifiuti, per un servizio che non utilizzano? Chiedo loro come possono quei nostri Italiani che, vivendo a centinaia o migliaia di km di distanza, produrre rifiuti? Non li producono mentre danno, grazie alla loro opera, onore e prestigio all’Italia!
E’ grave ricordarsi solo ora dei nostri Emigranti perché è forte la preoccupazione di tutti  coloro che perderanno le poltrone del Senato, del Cnel e delle Province se vince il Sì.  I nostri Emigranti non dimenticano e l’esito alle Europee del 2014 fu chiaro. I partiti di destra, immemori dell'azione di Mirko Tremaglia, non hanno raccolto il suo messaggio.  Una prova fu l’esito delle elezioni a Milano: i partiti pro Parisi non spesero una sola parola a favore dei milanesi all’estero (circa 100mila) e pagarono questo disinteresse perdendo al ballottaggio per  soli 17.429 voti.  E come mai, ora, quegli stessi Italiani tornerebbero utili? 
Che dire? Più facile sbandierare spauracchi per difendere poltrone, che togliere imposte e tasse inique?

mercoledì 9 novembre 2016

E vinse Trump

Contro le previsioni di tanti opinion maker che negli ultimi giorni hanno affollato i nostri salotti televisivi rivelando una competenza prevalentemente circoscritta ad ambienti dell’economia, dell’alta finanza, ha vinto Donald Trump. "Esperti e autorevoli"  forse nutriti più di aperitivi delle conferenze stampa che di contatti diretti, reali; sondaggisti ai quali non chiederei neppure se una selezione della nostra Nazionale può vincere su una squadra di scapoli ammogliati over 40.
Eppure i talk show continuano ad ospitare gli stessi...
L’esponente repubblicano  era sovente descritto con toni ironici, si era scavato nella sua vita privata, si era presa di mira l’origine comunista  della moglie Melania (slovena). Tra i tanti sinonimi per citarlo, con deprecabile fantasia si era usato tycoon (magnate). Trump era stato dipinto come la minaccia e quindi i favori non potevano che andare a Hillary Clinton; in realtà l’auspicata vincitrice per noi europei e per una visione liberal che, tuttavia, non è così dominante in America.  E a votare andavano loro, i cinquanta stati. 
Ai più sfugge che gli USA non sono solo a Los Angeles, San Francisco, New York, Philadelphia o Chicago: è sui pier dei porti di New York, di Baltimore, di South Louisiana, di Houston o di Mobile; è nelle vaste estensioni rurali della Green America, è anche in quel Grande Paese che puoi vedere viaggiando sui bus o suo treni di Greyhound o Amtrak in un coast to coast con gli occhi ben aperti.
Si parla di risultati choc, sorprendenti; la signora Clinton aveva confidato troppo nei sondaggi che la davano in netto vantaggio, eppure la sua lunga esperienza nella politica, la sfida con Obama nel 2008 per la designazione a candidata presidente avrebbe dovuto esserle d'aiuto.
Intanto, però, ecco un particolare di non poco conto: stamane, quando si profilava la sconfitta, Hillary Clinton non si è presentata ai suoi supporter che per mesi avevano sgobbato senza sosta per portarla alla vittoria; nel quartiere generale è apparso invece John Podesta, il presidente della sua campagna elettorale che, pur col groppo in gola, ha continuato a confidare sulla conta dell'ultimo voto. No, la mancata presidente non ha saputo perdere; lecito domandarsi: avrebbe saputo vincere?
Intanto registriamo le pronte félicitations di Marine Le Pen "victoir du peuple américain libre" e poi, da casa nostra: “con la vittoria di Trump riprende quota Matteo Salvini” (che c'entra?) mentre Grillo ritiene che il movimento che c’è dietro Trump sia simile a quello dei Cinquestelle" (come se il Republican Party sia stato fondato un mese fa e non nel 1854).  E poi i convenevoli con frasi di circostanza: "siamo pronti a collaborare".
Allora credo che Trump possa stare tranquillo: la sua America potrà finalmente contare su una squadra di solidi alleati. 

domenica 6 novembre 2016

REFERENDUM, Berlusconi si appella agli Italiani all’estero, ma…

…tardivamente perché sembra che i nostri connazionali, oltre ad una crescente disaffezione verso i politici, abbiano cambiato completamente indirizzo nel loro voto.
Le conferme le abbiamo dalle ultime elezioni europee: nel  2014 dei nostri Emigrati andò a votare il 58,7%  contro il 66.3%  del 2009.  Le scelte di voto cambiarono radicalmente: nel 2009 tutto lo schieramento di centrodestra aveva ottenuto 37.408 voti (il solo PDL ebbe 29.331 voti) mentre  nel 2014 al centrodestra andarono solo 15.697 voti di cui 9.033 a Forza Italia. Opposto l’esito per il PD che nel 2009 ebbe 19.021 voti contro i 30.370 del 2014 (Renzi segretario).
Oltretutto, con la vittoria del Sì al referendum, non so quanto  possa influire la “perdita” di rappresentanza perché sono solo 6 (su 315) i senatori eletti nella circoscrizione estero.
Se il presidente Berlusconi viene a sapere quanto vado a narrare credo che si inquieterà non poco.
In occasione delle ultime elezioni amministrative (lo scorso giugno) ho colto una certa superficialità da parte di candidati del centrodestra nei confronti degli Italiani all’estero. A Milano venne fatto appello allo schieramento pro Stefano Parisi (Mariastella Gelmini in primis) perché si prendesse a cuore la situazione degli iscritti all’AIRE (che pure avevano diritto al voto), ma l’argomento venne sottovalutato, non udii una sola frase in quella direzione. Non si tenne conto che solo Milano ha circa 100mila emigranti che hanno lasciato a casa famigliari ed amici che avrebbero visto con simpatia un partito o un candidato sindaco sensibile a quel grande tema che è l’emigrazione italiana.  
Volete sapere come andò a finire?  Al ballottaggio Beppe Sala vinse con 264.481 voti contro i 247.052 andati a Stefano Parisi: uno scarto di soli 17.429 voti. E Silvio Berlusconi si può irritare.


sabato 5 novembre 2016

Fanfara Carabinieri "Lombardia", arrivederci a Bergamo

Gianmaria Italia con alcuni Carabinieri della Fanfara

Sabato 12 novembre avrò nuovamente l'onore di presentare un concerto della Fanfara del III Rgt Carabinieri "Lombardia" diretta dal M.llo Andrea Bagnolo
Gianmaria Italia con il M.llo Andrea Bagnolo

Sarà alle 18 presso Il Teatro Sociale di Bergamo Alta dove, accompagnate dagli straordinari orchestrali in divisa, potremo ascoltare le voci di Daniela Stigliano (soprano), Igacio Encinas (tenore) e Luciano Andreoli (basso).
La notizia anche nella pagina fb dell'Assoc. Nazionale Carabinieri di Bergamo che festeggia gli 80 anni di fondazione
  https://www.facebook.com/events/1646501808981151/

Su Bergamo Tv il servizio sull'intero Gran Concerto di Melodie Immortali (4 tempi in sequenza)
http://www.bergamotv.it/bgtv/speciali/-29079/SI_78136/

lunedì 31 ottobre 2016

Report mi fa arrabbiare!

lettera aperta a Milena Gabanelli

Gentile Dott.sa Gabanelli,
ogni volta che inizia la sigla di Report mi riprometto di cambiare canale solo per non prendermi delle arrabbiature, ma poi rimango sintonizzato perché i Vostri servizi, le Vostre inchieste meritano di essere seguite e ...meditate.
Quella di stasera, Dott.sa Gabanelli, mi ha però indotto a scriverLe: mi domando, con tutte quelle collocazioni di dirigenti che si sospettano "pilotate" come è possibile migliorare l'Italia?
Io suggerisco di fare rientrare nostri talenti dall'estero; Lei sa che nel solo 2015 abbiamo avuto 107.529 espatri che hanno incrementato il già folto numero dei nostri iscritti all'AIRE (4.811.163): sono risorse che abbiamo perso!
Vanno all'estero per cercare un lavoro che il nostro paese non sa offrire loro, e neppure meritocrazia: ci sono paesi dove le persone che meritano, sia donne che uomini, vanno avanti. 
Pensiamo a quante altre centinaia di nostri manager capaci tornerebbero, se chiamati da strutture pubbliche, e sarebbero in grado di portare qualità: quella qualità di cui beneficiano invece aziende e paesi esteri.
Continui a farmi arrabbiare Dott.sa Gabanelli; spero almeno che il mio male di fegato sia lenito da qualche miglioramento promosso dalle Sue denunce."

mercoledì 26 ottobre 2016

Tagli alle indennità dei politici? Giammai.

Dopo la richiesta del M5S di vedere dimezzate le indennità dei parlamentari ecco opporsi, oltre ad un secco NO, proposte alternative che paiono servire solo a sollevare del gran fumo: un gattopardesco cambiamo tutto per non cambiare nulla; lo si è visto con l'eliminazione dei contributi ai partiti rientrata sotto forma di rimborsi elettorali.
Quella che più sta facendo discutere sui media e nei salotti televisivi è commisurare i compensi alle presenze, come se quanto scoperto dai Carabinieri in vari uffici pubblici non facessero tremare i polsi. Stamane mi sono irritato nell'ascoltare frasi del tipo: "Io lavoro sette giorni su sette e per tutto l'anno".
Ma, caro parlamentare, cerca di non confonderci: sbaglio o sei stato tu a scegliere quella carriera?
Ti ricordi di quei tuoi colleghi che, malgrado tutte le loro entrate dovute alla carica, hanno dichiarato di "non farcela" a mandare avanti la famiglia? E quelli dell'intoccabilità del "diritto acquisito" mentre a decine di migliaia di pensionati veniva bloccato l'incremento del mensile?
Ti rendi conto che ce ne sono decine di migliaia di Italiani che lavorano di notte, affrontano ogni giorno ore di pendolarismo per raggiungere un posto di lavoro dopo aver ringraziato Dio che ce l'hanno ancora?
Sei o no quell'amministratore eletto che dovrebbe andare negli uffici pubblici dove dipendenti pagati con i soldi dello Stato, cioè quelli di tutti noi contribuenti, fanno i comodi loro dopo avere fatto timbrare il cartellino?
Fai senz'altro parte di una categoria (non la chiamo casta) che, tra l'altro, beneficia di chiedere dei rimborsi spese senza rendicontarli.
Sappiamo dell'annidarsi di collaboratori pagati in nero da "onorevoli" mentre sul negoziante che non stacca lo scontrino fiscale cade la scure dell'ammenda. E tu, politico, lo sapevi?
Vi siete inventati termini come antipolitica e populismo tanto per emarginare chi è arcistufo di questo modo di fare; non si tratta di antipolitica ma di "anti-quei-politici-che-non-fanno-il-loro-dovere", che non ci sanno amministrare.
Ci manca solo che mi commentiate che è demagogia. Siete in errore, è pura constatazione e sarà il momento che iniziate a riflettere.
E dopo tutto ciò mentre il tasso di disoccupazione è oltre l'11% e i nostri giovani si domandano quando valgano i sacrifici per studiare se dopo diploma o laurea c'è il buio (senza lavoro il 39,2%). Per alcuni la speranza nel fare le valigie e andare a cercare un lavoro all'estero; tuttavia ho trovato silenzio in almeno una decina di tuoi colleghi che ho contattato perché sia rivolta attenzione ai nostri Emigranti senza avere una risposta.
No, caro politico, l'Italia vera, che pulsa, che produce, mi sembra alquanto lontana da te e sarà il caso che te ne rendi conto.

sabato 22 ottobre 2016

PARTIMMO MINATORI, meritorio convegno in Molise


Riccia, comune di 5.500 abitanti in provincia di Campobasso, merita un plauso: domenica 23 ottobre terrà un convegno dal titolo “Partimmo minatori: l’emigrazione italiana in Belgio”.
Davvero emblematico che volentieri completerei con "... e ci facemmo onore".
Partirono con le lacrime agli occhi perché lasciavano spose, genitori, figli nella speranza di mandare loro del denaro, frutto di un pesante e rischioso lavoro in miniera.
Il merito dell'iniziativa si deve al Comune e alla Pro loco di Riccia.
Sarà dunque sia un momento di incontro, ma anche, grazie ad una mostra fotografica e alla proiezione di un documentario, utile insegnamento ai più giovani e monito per chi volta lo sguardo dall'altra parte. Sono previsti gli interventi dello storico Francesco Marino, del segretario generale dei Minatori in Belgio Italo Rodomonti, del presidente della Pro loco Salvatore Moffa; moderatore il consigliere delegato alla Cultura Antonio Santoriello.
Tutta la stampa molisana sta dandone, come si conviene, ampio risalto ed è annunciato anche il progetto di erigere un Monumento all'Emigrante. Davvero straordinario!
La manifestazione, ci tengo a rimarcarlo, è in perfetta coerenza con il regolamento imu del 2012 che il Comune di Riccia, contrariamente a quasi tutti gli altri della provincia di Campobasso, varò assimilando ad abitazione principale gli immobili lasciati sfitti dai suoi emigrati: già allora guidava l'amministrazione comunale l'attuale sindaco Dott.ssa Micaela Fanelli.
Vada agli organizzatori e a tutti i partecipanti l'augurio di un grande successo.





martedì 18 ottobre 2016

Gerusalemme, Unesco e la strana scelta dell'Italia

Che cosa sia il Muro del Pianto basti pensare che rappresenta il luogo della massima devozione degli ebrei di tutto il mondo; si richiama infatti al tempio fatto erigere da Re Salomone che fu distrutto dapprima  dai babilonesi ma ricostruito cinquant'anni dopo dagli ebrei. Tuttavia ci pensarono i romani (Tito 70 d.C.) a distruggerlo definitivamente lasciando in piedi solo la parte occidentale, quel muro che tutti conosciamo come il Muro del Pianto. A testimoniare quell'ultimo saccheggio c'è l'arco di Tito, nei pressi del Colosseo, dove un rilievo mostra la menorah portata a Roma come bottino di guerra.
Non si può non immaginare il Muro con davanti decine di ebrei in preghiera e che infilano un bigliettino tra le fessure delle grandi pietre; ci sono andati anche due famosissimi non ebrei: i pontefici Giovanni Paolo II (nel 2000) e Francesco (nel 2013).
Fa parte di quell'ampio complesso noto come il Monte del Tempio, chiamato anche Spianata delle moschee, che può definirsi patrimonio spirituale delle tre religioni monoteiste: cristiana, ebraica e islamica.
E' Storia e oggi tremila anni di Storia hanno dovuto fare i conti con la politica che sta de-ebraizzando Gerusalemme.
Il Comitato esecutivo dell'Unesco, infatti, ha approvato una improvvida risoluzione presentata da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Palestinesi, Qatar e Sudan secondo la quale il Monte del Tempio e il Muro occidentale sono luoghi sacri solo per i musulmani. Un esito che rende ancora più complicato il non facile dialogo tra Israeliani e Palestinesi.
La votazione, tenutasi oggi a Parigi, ha visto 24 paesi favorevoli, 6 contrari (Estonia, Germania, Gran Bretagna, Lituania Olanda e USA) e 21 astenuti (tra cui l'Italia).
Sebbene nessun paese europeo abbia votato a favore è sconcertante la distinzione palesatasi all'interno dell'UE su un argomento di così grande importanza e, specificatamente, il mettere la testa sotto la sabbia della diplomazia italiana è deplorevole e dubito che sia stata un'autonoma scelta dell'ambasciatrice Vincenza Lomonaco: Palazzo Chigi o la Farnesina dovrebbero rendere conto. Oltretutto, se proprio non volevamo mostrarci pro Israele (non sia mai detto) potevamo almeno riflettere su una conseguenza inequivocabile: il voto a favore della risoluzione, assegnando la titolarità ai musulmani, esclude anche la tradizione cristiana, ...con buona pace di inchini e baciamani in Vaticano.  Adesso i nostri governanti dovrebbero pensarci due volte prima di varcare l'ingresso di S.Anna.


venerdì 14 ottobre 2016

EMIGRAZIONE ITALIANA, i meriti della Fondazione Migrantes

Da qualche giorno frequenti comunicati radiotelevisivi informano gli iscritti all'AIRE del loro diritto al voto in occasione del prossimo referendum. Per molti quell'acronimo suona nuovo: è l'anagrafe degli Italiani residenti all'estero, ben 4.811.163 quelli registrati fino al 1° gennaio 2016.
Ce lo ha comunicato recentemente, con dovizia di particolari, la Fondazione Migrantes, organismo che fa capo alla Conferenza Episcopale Italiana e che ha il grande merito di occuparsi dei migranti, a prescindere. Per questo, ben diversamente da altre organizzazioni e organi di stampa, dedica uguale impegno e professionalità all'analisi dell'emigrazione mondiale, parimenti all'informazione sul crescente fenomeno Emigrazione Italiana.
L'undicesima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo, curata con grande professionalità da Delfina Licata, raccoglie infatti, in 502 pagine più un fascicolo di sintesi, dati dettagliatissimi sull'emigrazione dei nostri connazionali, da ogni singola provincia italiana ad ogni angolo della Terra.
Uno strumento di assoluta ed obiettiva attendibilità che ci fa riflettere su numeri e qualità degli Italiani nel mondo; è troppo azzardato suggerirne la lettura ai nostri politici?
Per contatti:  rapportoitalianinelmondo@migrantes.it                                                                 redazione@ rapportoitalianinelmondo.it 

EMIGRAZIONE ITALIANA, i meriti della Fondazione Migrantes

Da qualche giorno frequenti comunicati radiotelevisivi informano gli iscritti all'AIRE sul loro diritto al voto in occasione del prossimo referendum. Per molti quell'acronimo suona nuovo: sono gli Italiani residenti all'estero: ben 4.811.163 gli iscritti fino al 1° gennaio 2016.
Ce lo ha comunicato recentemente, con dovizia di particolari, la Fondazione Migrantes, organismo che fa capo alla Conferenza Episcopale Italiana e che ha il grande merito di occuparsi dei migranti, a prescindere. Per questo, ben diversamente da altre organizzazioni e organi di stampa, dedica uguale impegno e professionalità all'analisi dell'emigrazione mondiale, parimenti all'informazione sul crescente fenomeno Emigrazione Italiana.
L'undicesima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo, curata con grande professionalità da Delfina Licata, raccoglie infatti dati dettagliatissimi sull'emigrazione dei nostri connazionali, da ogni singola provincia italiana ad ogni angolo della Terra:
Uno strumento di assoluta ed obiettiva attendibilità che ci fa riflettere su numeri e qualità degli Italiani nel mondo; è troppo azzardato suggerirne la lettura ai nostri politici?
Per contatti:  rapportoitalianinelmondo@migrantes.it    redazione@ rapportoitalianinelmondo.it 

giovedì 6 ottobre 2016

Emigrazione italiana + 174.516 con tanti giovani: è fuga di talenti! La preoccupazione di Mattarella

E siamo a quota 4.811.163 di iscritti all'AIRE, l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, vale a dire il 7,9% dei residenti in Italia che sono 60.665.551 unità (Istat 31.12.2015).  
E' il dato ufficiale al 1° gennaio 2016 fornito stamane dalla Fondazione Migrantes con il proprio annuale rapporto curato da Delfina Licata.
Un costante incremento percentuale composto per il 62,5% da connazionali in età produttiva (36,7 età 18-34 anni + 25,8 età 35-49) 
A preoccupare è che il numero è in costante crescita (si leggano i miei post su questo argomento) perché, accanto ad una differenza di +174.516 Italiani che hanno deciso di prendere la residenza all'estero, si devono registrare ben 107.529 espatri nel solo 2015: numeri e situazione ormai inarrestabile che ha fatto esclamare al nostro Presidente della Repubblica: "I flussi migratori non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta"*.  
E ha ragione perché sono risorse che perdiamo.
Pochi mesi fa, alla vigilia delle ultime elezioni amministrative, suggerii ad una nota esponente politica di prendere posizione a favore degli Italiani all'estero, intraprendere iniziative, spendere almeno due parole di solidarietà a favore dei connazionali che ogni anno sono costretti ad emigrare.
Convenne totalmente con me, un bel sorriso, ma non fece niente e quello schieramento perse per poche migliaia di voti. Con tutto lo staff di collaboratori ed esperti di cui si stavano circondando non avevano capito che ogni Italiano che emigra lascia in patria famigliari, amici ben attenti verso chi ha a cuore i nostri Emigranti. 
Mirko Tremaglia si sarà rivoltato nella tomba.
In dettaglio le nostre regioni maggiormente rappresentate all'estero sono:
Sicilia 730.189   Campania 475.629    Lazio 423.943    Lombardia 422.556    Calabria 393.118   Veneto 371.348   Puglia 344.816
Va letta con attenzione la provenienza dei nuovi espatri: nel 2015, delle 107.529 partenze, ben 20.088 furono dalla Lombardia seguita dal Veneto (10.374), dalla Sicilia (9.823) e dal Lazio (8.436) e Piemonte (8.199)

* il testo completo è disponibile su 
http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Comunicato&key=2143

lunedì 26 settembre 2016

Referendum in Canton Ticino, Maroni alla prova dei fatti

Meno di un mese fa, il 31 agosto, incontrai Roberto Maroni poco prima di una conferenza stampa che si teneva in autodromo e, dopo aver ricordato insieme una sua missione all'estero quando era ministro,  ne approfittai per invitarlo a prendere a cuore i nostri emigranti: “Ne abbiamo più di cinque milioni residenti all’estero, Presidente.”
Mi rispose testualmente: “Italiani, italiani, ma io devo pensare ai lombardi…”
Per la cronaca i lombardi iscritti all’AIRE sono poco più di 400mila di cui 95mila risiedono in Svizzera; non pochi e in continuo aumento.


Il risultato del referendum tenutosi ieri, 25 settembre,  nel  Canton Ticino la consultazione “Prima i nostri” ha espresso, con il 58% di favorevoli, il dare la priorità d’assunzione ai locali rispetto agli Italiani: un duro colpo per i nostri frontalieri che quotidianamente varcano il confine per lavorare. Un risultato che non può certo rallegrare tutti quei leghisti immemori di quanto dichiarò Salvini nel febbraio 2014: "Il voto dei cittadini svizzeri è di buon senso e legittima difesa: in periodi di crisi bisogna dare priorità alla propria gente. Sono convinto che nessun frontaliere perderà il lavoro". D’altronde fu lo stesso segretario della Lega ad esultare per l’esito della Brexit “Evviva il coraggio dei liberi cittadini!”, ma senza sapere che molti di loro, letti i risultati, avevano cominciato ad avere i sudori freddi. Io rimasi alquanto perplesso perché è un europarlamentare.
Ci voleva una maggiore attenzione su quest’ultimo referendum perché gli Svizzeri si erano già cimentati contro l’immigrazione il 9 febbraio 2014 vincendo grazie al 50,3% di favorevoli (19.516 voti di scarto). Tuttavia l’insofferenza verso i lavoratori stranieri ha radici profonde; pensiamo alla consultazione del 1970 per limitare al 10% la presenza di stranieri e la risposta delle urne fu il 46% di voti favorevoli a tale provvedimento: un campanello d’allarme che doveva impensierire chi di dovere.Quanto accaduto adesso è stato il primo banco di prova per Maroni su un tema delicatissimo, per cui ha subito chiamato Paolo Beltraminelli,  l’alter ego ticinese (là non lo chiamano governatore) e  ha così riferito: “Ci incontreremo la prossima settimana per capire che cosa succede e per definire, da parte nostra, le iniziative per garantire la libera circolazione e difendere i diritti dei lavoratori frontalieri lombardi. Sono lavoratori, non immigrati clandestini.” Per il presidente Maroni, quale più prossimo vicino di casa, il compito è certamente arduo: deve togliere queste castagne dal fuoco perché ha gli occhi di tutti puntati addosso, non solo quelli dei lombardi. Auspico che il ministro degli esteri Gentiloni intraprenda efficaci provvedimenti mentre sarà il momento in cui la Lega mostri in Parlamento, e non in plateali dichiarazioni, quanto ha a cuore gli interessi dei nostri connazionali.
Da parte mia, conclusa la parte politica, non posso tacere una considerazione amara: purtroppo gran parte di quei voti a favore della priorità del lavoro agli elvetici proviene da ex emigrati italiani, ...quando si dice che la memoria è corta... 



martedì 13 settembre 2016

Nostri PARA' in Libia, FOLGORE!


200 Paracadutisti della Brigata Folgore, "figli scelti della nostra terra"*,  sono partiti per Misurata dove, insieme a nostri medici e infermieri, allestiranno e proteggeranno un ospedale da campo nell'ambito dell'Operazione Ippocrate. Che il vento della Gloria che aleggia su El Alamein li raggiunga e li inorgoglisca. Sono certo che si faranno valere ed ammirare come tutti i loro commilitoni nelle precedenti missioni.
"Ex alto fulgur!"*

* citazioni da "I Ragazzi della Folgore" di Bechi Luserna e Caccia Dominioni

lunedì 12 settembre 2016

Tito Boeri e i vitalizi

Ho avuto occasione di conversare con Tito Boeri prima ancora che lo nominassero presidente dell'INPS e la positiva considerazione che ho tratto allora si conferma ogni giorno.
Egli, nell'intervista a Presadiretta, ha fatto un preciso riferimento ai vitalizi riservati a categorie di persone che hanno versato contributi largamente inferiori ai benefici che stanno godendo.
Come non dimenticare il ricorso contro ai tagli presentato l'anno scorso da decine di ex consiglieri regionali lombardi e friulani? E l'azione promossa nel gennaio scorso da ex deputati?
Non sbandierarono la difesa dei "diritti acquisiti" per opporsi alla legge Fornero, non difesero con uguale veemenza gli esodati.
Subito la segreteria di Palazzo Chigi ha alzato un muro in difesa dell'acquisito ponendo, fra i beneficiati, sia i politici che godono dei vitalizi che gli ex lavoratori che stanno meritatamente riposando dopo una vita di oltre 40 anni di lavoro e contributi. Eh no, un distinguo sarebbe doveroso.
Dato che politici e molti colleghi giornalisti non si sbilanciano in cifre chiedo al Presidente dell'INPS solo una precisazione, vale a dire che venga quantificata la cosiddetta "pensione d'oro": da che importo mensile o annuo si può definire tale? Certamente non si può mettere nello stesso "metallo" un riconoscimento annuo lordo di 80mila euro con chi ne percepisce la metà.
E si correggano senza titubanza tutti coloro che parlano di "assegno pensionistico" gli importi al lordo perché non è quello che incasso: quando faccio la spesa, pago imposte e tasse non accettano l'importo lordo ma solo quello che l'INPS mi bonifica e posso quindi spendere.

giovedì 8 settembre 2016

Navi Hanjin bloccate, un colpo al commercio internazionale


Una flotta di 85 (ottantacinque) mercantili rischia di diventare “fantasma”.
Non è il titolo di un romanzo o una boutade ma la realtà che potrebbe trasformarsi in tragedia economica ed umana (mettetele nella priorità che volete, io ho rispettato solo l’ordine alfabetico).
Si tratta delle navi portacontainer della sudcoreana Hanjin Shipping che, in gravi difficoltà economiche, non è attualmente in grado di pagare le spese portuali di attracco per il proprio naviglio, impossibilitato quindi a sbarcare le merci che ha a bordo; va detto che, mediamente, il costo è di 35mila dollari.
Mi spiace constatare che, fra le nostre maggiori testate giornalistiche, ne diano notizia solo l'Ansa e Repubblica, eppure si profilano conseguenze davvero drammatiche sia per gli attori principali che per l'indotto.
Cosa rappresenta questo stallo è facilmente immaginabile; a quelle navi, che trasportano per il mondo migliaia di container, è stata affidata l’esportazione di colossi dell’industria come Nike, Hugo Boss, LG Electronics e Samsung; secondo l’ANSA merci di quest’ultima, pari a 38 milioni di dollari, sono a bordo di due navi Hanjin ferme al largo di Long Beach. La lista si allunga: leggo sulla Reuters che i porti cinesi di Shanghai e Xiamen, lo spagnolo Valencia e Savannah negli USA hanno bloccato navi della Hanjin. Un barlume di speranza si è avuto oggi al porto di La Spezia dove la nave Hanjin Spain ha potuto attraccare e sbarcare 1650 container, ma poi?.
I contraccolpi sulla economia sudcoreana ma anche mondiale sono facilmente immaginabili: forte ritardo nella consegna degli ordini e l’interrogativo su quando e come si risolveranno i pagamenti. Nel lessico commerciale si potrebbe affermare che, teoricamente, un sospiro di sollievo lo trarrebbe l’importatore che ha acquistato CIF (tutti gli oneri a carico del mittente); ben magra consolazione perché resterebbe tuttavia sprovvisto delle merci ordinate.

E che dire invece dei risvolti umani? Che ne sarà degli equipaggi fermi in acque internazionali senza alcuna indicazione sul prosieguo del viaggio? E, guardando in casa nostra, chi risolverà il problema della novantina di dipendenti della Hanjin Italy (Gruppo Gastaldi) su cui si allunga l’ombra della perdita del posto? Ben rare le testate nazionali che l'hanno evidenziato nei propri titoli; ah, già dimenticavo, sono “solo” dipendenti privati …
(foto tratta dal sito https://twitter.com/cargobusiness)

Di questo mio articolo ne ho autorizzato la pubblicazione a  http://www.teleinsubria.net/

venerdì 2 settembre 2016

Charlie Hebdo, quando la satira ferisce

Le pagine del mio blog sono testimoni del mio rispetto della libertà d'espressione, io stesso  riportai delle migliaia che, a Lussemburgo, levarono alti cartelli e  matite: la libertà non doveva essere uccisa.
Assolutamente, ma opinata certamente sì, soprattutto quando,come nel caso del nostro recente terremoto, vignettisti del giornale francese hanno cercato risate con dell'ironia che può solo offendere se non ferire. Probabilmente i redattori di Charlie Hebdo non sanno cosa significhi la morte di un famigliare sotto le macerie di una casa che ha rappresentato, nella stragrande maggioranza dei casi, il frutto di decenni di sacrifici e di speranze: sangue e lacrime, altro che lasagnes!
Qualcuno ha chiesto di ignorare quelle pagine, io no: non ho ignorato i redattori colpiti dal fuoco terrorista e non ignoro il legittimo risentimento di chi si sente insultato da disegni che certo non leniscono alcun dolore, anzi, offendono chi soffre per i danni diretti del terremoto, il sentimento degli Italiani e ....il senso vero della Libertà.

Charilie Hebdo, quando la satira ferisce

Le pagine del mio blog sono testimoni del mio rispetto della libertà d'espressione, io stesso  riportai delle migliaia che, a Lussemburgo, levarono alti cartelli e  matite: la libertà non doveva essere uccisa.
Assolutamente, ma opinata certamente sì, soprattutto quando,come nel caso del nostro recente terremoto, vignettisti del giornale francese hanno cercato risate con dell'ironia che può solo offendere se non ferire. Probabilmente i redattori di Charlie Hebdo non sanno cosa significhi la morte di un famigliare sotto le macerie di una casa che ha rapresentato, nella stragrande maggioranza dei casi, il frutto di decenni di sacrifici e di speranze: sangue e lacrime, altro che lasagnes!
Qualcuno ha chiesto di ignorare quelle pagine, io no: non ho ignorato i redattori colpiti dal fuoco terrorista e non ignoro il legittimo risentimento di chi si sente insultato da disegni che certo non leniscono alcun dolore.

lunedì 29 agosto 2016

Terremoto, le condoglianze del Lussemburgo


C'est avec une grande peine que je presente au nom du governement luxemburgeois et en mon nom personnel, nos plus sincères condoléances pour la tragédie humaine qui a endeuillé l'Italie. Mes sentiments et mes pensées sont avec les victimes, leurs familles et leurs proches. Je m'associe au deuil du peuple italien, je souhaite un bon rétablissement aux nombreux blessés.
Sono le condoglianze espresse qui in Lussemburgo da Xavier Bettel, il primo ministro del Granducato che, alla presenza dell'ambasciatore Stefano Maria Cacciaguerra Ranghieri, ha firmato il registro delle condoglianze disponibile anche oggi presso la cancelleria dell'Ambasciata d'Italia dove il Tricolore è a mezz'asta.
Il registro è stato firmato anche dal presidente della Camera dei deputati Mars Di Bartolomeo, fiero delle sue radici italiane.
Il gesto in questa dolorosa occasione ha, per i nostri connazionali, un valore particolare; va infatti ricordato che alla fine del 1800 i primi stranieri a raggiungere il Lussemburgo furono umbri e marchigiani, provenivano dunque da quelle regioni così dolorosamente colpite oggi dal terremoto. In un secolo e mezzo la comunità italiana si è fatta molto apprezzare: dai valenti instancabili minatori di ieri è oggi espressione di alta qualità nell'ambito della finanza, dell'economia e della ristorazione.
(foto dal sito dell'Ambasciata d'Italia)