martedì 27 maggio 2014

LA GERMANIA ESPELLERA' ITALIANI DISOCCUPATI?

Mentre l'anno scorso quasi 12.000 Italiani si sono aggiunti ai 651.852 loro connazionali che risiedevano già in Germania, ecco una notizia che girava già all'inizio di aprile, tuttavia, salvo qualche sito, nessuno l'aveva messa in evidenza: perchè turbare l'accattivante invito a parteciare alle Elezioni europee?
Adesso però, dato che il provvedimento andrà in votazione tra pochi giorni, ne ho trovato i termini molto più dettagliati su QuiFinanza.it e in almeno una dozzina d'altri siti; tuttavia (giudicate voi) in nessuno dei quotidiani nazionali, compresi quelli che non hanno mai perso l'occasione di dare addosso alla signora Merkel. Eppure quale piatto ghiotto per puntare il dito accusatore contro la Germania? Probabilmente perchè entrambi i principali partiti tedeschi, CDU e SPD, hanno collaborato nel predisporre un disegno di legge per l'espulsione di cittadini stranieri (anche se dell'UE) che sono disoccupati da più di sei mesi. 
Il provvedimento, se approvato dal Bundestag, interesserebbe anche 65mila Italiani che attualmente vivono con il sussidio di disoccupazione.
Il fine è quello di contenere questa spesa certamente onerosa, ma si dimentica quanto l'Italia spende ogni giorno nell'operazione Mare Nostrum per arginare l'ondata migratoria dall'Africa e dal Vicino Oriente.
Sarebbe un grave colpo ai rapporti tra l'Italia e la Germania alla vigilia della nostra presidenza dell'UE, e comunque si prospetta già come un ostacolo per Matteo Renzi all'indomani del clamoroso successo nelle elezioni. Un impegnativo banco di prova all'esortazione "Ora l'Italia rialzi la testa" con cui ho intititolato un altro mio odierno blog.
Hanno già perso la voce tutti quei nostri politici che in campagna elettorale hanno sbandierato proclami del tipo "Più Italia e meno Germania" oppure "Meno Germania e più Europa"?

ADESSO ANCHE GRILLO SE LA PRENDE COI PENSIONATI

"...generazioni di pensionati che forse non hanno voglia di cambiare, di pensare un po' ai loro nipoti, ai loro figli, ma preferiscono stare così..."
Questo un brano della dichiarazione di Beppe Grillo dal suo blog all'indomani delle Euroelezioni
No, Signor Grillo, mi permetta di precisare che non ci sono pensionati "che forse non hanno voglia di cambiare", sono anzi tra i più attenti perchè sulla spalle della loro esperienza, del loro onesto vissuto si legge il rammarico per come - da troppi anni - sta andando l'Italia. 
Lei non ha idea delle loro preoccupazioni, dei sacrifici che spesso (non forse) affrontano per essere vicini ai loro figli, ai loro nipoti. E' dalle loro (spesso modeste) pensioni che traggono qualche banconota per aiutarli a finire il mese.
Questi, Signor Grillo, sono realmente i nostri pensionati.

EUROPEE 2014: ora l'Italia rialzi la testa

Un solo dato per affermare che l'Italia deve scuotersi e dare vigore alla propria attività nell'Europarlamento: siamo, tra i paesi con maggiore popolazione*, quelli con la più alta percentuale di affluenza al voto: 58,7% vale a dire ATTENZIONE e RISPETTO alle sue funzioni.
I "concorrenti" non hanno raggiunto il 50%
Francia  43,5 %
Germania  47,9 %
Polonia  22,7%
Regno Unito 36%
Romania  32,16%
Spagna 45,9%
Ungheria  28,92%


  *a parte il minor numero di elettori, non fanno testo Belgio e Lussemburgo perchè lì il votare è obbligatorio.

venerdì 23 maggio 2014

ELEZIONI EUROPEE

L'edizione 2014 della consultazione elettorale è iniziata ieri con la chiamata alle urne di britannici e olandesi, oggi irlandesi e ceki, sabato i lettoni, i lussemburghesi, i maltesi e gli slovacchi. Domenica 25 maggio quelli degli altri paesi, Italia inclusa.

Per la prima volta i vari schieramenti hanno anche messo in evidenza il loro leader, candidati alla presidenza della Commissione europea che abbiamo conosciuto nella conferenza stampa di giovedi 15 ben condotta da Monica Maggioni: il greco Alexis Tsipras per la Sinistra Unita, Martin Schulz per i Socialisti e Democratici, il belga Guy Verhofstadt per liberaldemocratici, la tedesca Ska Keller per i Verdi europei e il lussemburghese Jean-Claude Juncker del Partito Popolare Europeo.
Proprio in Lussemburgo ho ripreso alcuni manifesti di questa campagna elettorale. (© proprietà riservata, vietata la riproduzione)




martedì 20 maggio 2014

GLI ITALIANI NELLE MINIERE



La recente tragedia di Soma, in Turchia, ha riportato d’attualità l’arduo lavoro svolto da migliaia di uomini in nazioni anche più vicine a noi: quanto accadde l'8 agosto 1956 a Marcinelle (nei pressi di Charleroi, in Belgio) è indelebile nella nostra storia. Era la miniera "Bois du Cazier", dalle sue viscere si estraeva carbone e quel giorno 262 minatori, di cui 136 italiani, rimasero intrappolati a seguito di uno scoppio. Fu la pagina più drammatica di una serie di disgrazie meno celebrate: furono complessivamente 867 i minatori italiani morti dal 1946 al 1963, senza contare tutti coloro che ebbero l’esistenza minata dalla silicosi. Risale invece all’inizio del secolo scorso, al 6 dicembre 1907, il disastro a Monongah (West Virginia); mancano dati ufficiali ma si ipotizza in 956 i minatori morti, di cui 171 italiani.


L’emigrazione italiana in Belgio (che negli anni ’60 rappresentò il 44,2% della popolazione straniera in quel paese) non fu un esodo avventuroso come talvolta lo si vuole dipingere: fu il risultato degli  accordi bilaterali tra Italia e Belgio sottoscritti fin dal 1946 tra i due governi: manodopera in cambio di carbone. Quell’anno furono 24.000 i nostri connazionali che raggiunsero la Vallonia e oltre 46.000 due anni dopo. La Federazione Carbonifera Belga, che a Milano aveva sede in piazza S.Ambrogio 3, pubblicizzò largamente,  mediante manifesti, le “condizioni particolarmente vantaggiose offerte per il lavoro sotterraneo nelle miniere belghe”.  

Quello fu il maggior impulso, come verso Torino per la Fiat, alla nostra migrazione che cominciò ad interessare significativamente anche le regioni meridionali; prima di allora le provenienze erano dalle campagne di Piemonte, Veneto e Friuli. Per la cronaca il primo minatore italiano in Belgio fu il valdostano Léonard Louis Bertollin (era il 1888). Proprio dieci anni fa, nell’aprile del 2004, a Creutzwald in Lorena, chiuse l’ultima miniera di carbone; gli italiani rappresentavano almeno il 50% della manodopera.  Sempre in Lorena ci sono, esattamente a Freyming-Merlebach, i due pozzi più profondi per l’escavazione del carbone.


Poche decine di km più a ovest abbiamo le Terres rouges, un territorio  collinare che copre per circa  15 km la parte meridionale del Lussemburgo;  interessa principalmente le città di Dudelange, Esch-sur-Alzette, Differdange e un piccolo lembo orientale della Francia (zona di Audun-le-Tiche). Deve il suo nome ai minerali ferrosi di cui è ricca;  é lì che per una settantina d’anni i minatori hanno scavato in lunghi cunicoli di buie miniere. Si dice che, a differenza del carbone, estrarre il ferro sia meno pericoloso; certamente lavorare di piccone per ore e ore in una miniera non deve essere stato comunque agevole per nessuno. Ancor oggi, trent’anni dopo la loro chiusura, si può immaginarlo ponendoci davanti agli ingressi di quelle gallerie. Ho voluto raggiungerne due, a Rumelange (dove c’è anche il Musée National des Mines) e a Schifflange, alla porte di Esch Sur Alzette e l’emozione che ho provato è stata forte. Buchi nella montagna dove centinaia di uomini portavano ogni giorno la loro fatica, le loro speranze e, talvolta vi lasciavano la vita.  “Onore ai minatori morti nella notte delle gallerie,  restano vivi nei nostri cuori riconoscenti” è scritto su una lapide a Rumelange mentre a  Schifflange ho trovato dei lumini e una croce costruita con due rami; ringrazio la Signora Martine Harsch- Welter per avermi fatto da guida.


Tra i tanti capitoli della nostra storia economica sarebbe davvero opportuno, come cultura e riconoscenza, dedicarne uno a questo immane sacrificio compiuto da nostri connazionali che hanno dovuto lasciare gli affetti più cari, gli amici, il paese, per costruire onestamente un futuro e portare, anche lontani da casa, onore all’Italia.
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