lunedì 30 giugno 2014

IL VALORE DEGLI INNI NAZIONALI



Se fossi uno spagnolo avrei paura”, aveva commentato così un giornalista appena i cileni avevano terminato di cantare il loro inno prima della partita con la Spagna. Era mercoledì 18 giugno e al Maracanà di Rio de Janeiro pochi attimi prima erano stati eseguiti, tra l’emozione generale, gli inni  di Spagna e Cile, in campo  per il Campionato Mondiale di calcio. Per pura coincidenza quello degli Iberici è uno dei pochi al mondo senza testo perché è la Marcha Real, quindi calciatori e pubblico l’avevano ascoltata tacendo; subito dopo quel “mutismo” ecco l’Himno Nacional de Chile. Il canto si era levato corale e imperioso dai calciatori e dalle migliaia dei loro tifosi in tribuna trasformandosi in un brivido quando la musica cessò e il canto proseguì a cappella fino all’ultima strofa: “I nostri petti saranno il tuo baluardo, col tuo nome sapremo vincere, o il tuo nobile, glorioso stendardo, ci vedrà combattendo cader.” Sì, quel giornalista fu profetico perché i cileni, disputando una magnifica partita, vinsero per due reti a zero i campioni in carica.

Va sottolineato che le parole degli inni nazionali sono fondamentali, si richiamano ai valori della patria, delle sue origini più gloriose, esprimono un riscatto. Nascono prima della musica che, il più delle volte, è una marcia; ad essa si accomunano per trasformarsi in uno stimolo, una carica. Per questo il nostro Canto degli Italiani è principalmente ricordato come l’Inno di Mameli. Di Goffredo Mameli, appunto, poeta e patriota genovese molto vicino a Mazzini e alla Massoneria; appena ventenne scrisse il testo poi musicato da un altro genovese, Michele Novaro. C’è da chiedersi quanti di noi sarebbero in grado di proseguire il canto del nostro inno dopo la prima strofa. L’ignoranza in tale senso è così diffusa che i leghisti l’hanno “ripudiato” preferendogli il corale Va Pensiero (parte terza del Nabucco musicato da Verdi ma con parole di Temistocle Solera) senza pensare che nella quarta strofa del testo di Mameli troviamo questa frase “Dall’Alpi a Sicilia ovunque è Legnano”. Il richiamo alla vittoria sul Barbarossa da parte della Lega Lombarda (quella del 1176) appare evidente, ma non lo è stato per tutti.

Varcati i nostri confini troviamo un inno che conosciamo un po’ tutti, se non nel testo certo nella musica davvero incalzante: La Marsigliese. Anche qui i richiami alla riscossa sono evidenti; la traduzione letterale italiana  (che sconsiglio di cantare sull’aria musicale perché non combacia) è: “Avanti, figli della Patria, il giorno è arrivato! Contro di noi della tirannia la bandiera insanguinata è innalzata, ecc..”.  Identico anelito lo troviamo perfino nel testo di uno dei più antichi inni, l’olandese Het Wilhelmus che risale al XVI secolo quando i Paesi Bassi, allora Repubblica delle Sette Province Unite, si ribellarono al dominio spagnolo. Alla riscossa verso la medesima dominazione si richiama anche l’Himno  Nacional  Argentino: “Udite, mortali, il grido sacro: Libertà, libertà, libertà. Udite il rumore delle catene spezzate, guardate sul trono la nobile uguaglianza”. E che dire di quello dell’Uruguay? “Orientali, la Patria o la tomba, Libertà o morire con gloria! E’ il voto che l’anima pronuncia e che eroici sapremo compiere”.

Terminati i Mondiali non vivremo più quella carica emotiva che dà l’ascolto di un inno, il commuoverci nel vedere con quanta partecipazione lo interpretano atleti e tifosi. Si ritireranno anche le bandiere dalle finestre per riporle in attesa di un altro evento sportivo umiliando così il senso patrio che esprimono.  Si è dovuta attendere la legge 222 del 23 novembre 2012 perché il Canto degli Italiani venisse ufficialmente annoverato fra i “simboli della Repubblica” e fosse imposto il suo insegnamento nelle scuole. Non si è certo “ottocenteschi” se si tornasse ad onorare la bandiera e a intonare anche nelle aule il nostro Inno; concorreremmo alla formazione dei protagonisti della nostra società futura e, molto probabilmente, coglieremmo frutti migliori.

mercoledì 18 giugno 2014

SCOPERTE LE CORRUZIONI CHE FANNO I COSTI?

Dopo che la recente scoperta delle corruzioni nei lavori per l'EXPO e il MOSE, con le abnormi cifre che giravano dalle mani di imprenditori alle tasche di alcuni politici e funzionari della Pubblica amministrazione, in tanti ci siamo posti  un interrogativo, il più ovvio: bene, scoperti e bloccati i milioni delle bustarelle i costi dei lavori dovrebbero essere aggiornati, vale a dire diminuiti. Mi spiego. Stabilito che un'azienda non deve più elargire le "mance" (peraltro cospicue) sottraendole dai margini di utile di un appalto ecco che, fermandole,  i costi  dell'opera diminuiscono. 
Per rispetto dei cittadini è questa la conseguenza naturale e dovuta che la pubblica amministrazione dovrebbe imporre  visto che il denaro necessario a pagare i lavori proviene dalle tasche dei contribuenti.  Invece ecco che dopo il salasso dell'IMU e quello in arrivo della TASI la voracità delle casse pubbliche, siano esse dell'erario che dei comuni, non tende ad arrestarsi.  Diminuendo le disponibilità finanziarie le famiglie hanno sempre meno risorse per gli acquisti, per fare girare la macchina economica.
Riporto quanto scritto la settimana scorsa da H.J.Schlamp (giornalista Der Spiegel) su Internazionale: "E il diffuso attaccamento dei politici al denaro fa la sua parte per rendere l'Italia sempre meno competitiva a livello internazionale".
Riporto quanto scritto la settimana scorsa da H.J.Schlamp (giornalista del quotidiano Der Spiegel) su Internazionale: "E il diffuso attaccamento dei politici al denaro fa la sua parte per rendere l'Italia sempre meno competiviva a livello internazionale".
Riporto quanto scritto la settimana scorsa da H.J.Schlamp (giornalista Der Spiegel) su Internazionale: "E il diffuso attaccamento dei politici al denaro fa la sua parte per rendere l'Italia sempre meno competitiva a livello internazionale".


Riporto quanto scritto la settimana scorsa da H.J.Schlamp (giornalista Der Spiegel) su Internazionale: "E il diffuso attaccamento dei politici al denaro fa la sua parte per rendere l'Italia sempre meno competitiva a livello internazionale".
Riporto quanto scritto la settimana scorsa da H.J.Schlamp (giornalista Der Spiegel) su Internazionale: "E il diffuso attaccamento dei politici al denaro fa la sua parte per rendere l'Italia sempre meno competitiva a livello internazionale".

QUANDO IMPOSTE E TASSE SONO INIQUE E OLTRAGGIOSE

Viene spontaneo a chiunque definire iniquo ogni tributo; si tratta infatti di un esborso gravatoci dallo Stato. Talvolta si va oltre misura ed ecco che la Storia ci propone pagine di rivolte popolari a queste vessazioni.
Negli ultimi anni, per fare fronte alla spesa pubblica (che contiene anche degli sprechi), il nostro Stato, sia attraverso gli organi centrali che periferici, ha appesantito questi tributi  e ha esteso a dismisura il campo dove rastrellare.
Un esempio per tutti imposte e tasse a carico delle case dei nostri Emigranti che, non mi stanco di ripeterlo, hanno dovuto lasciare la Patria per avere maggiori certezze sul loro avvenire. Un oltraggio quindi a chi, oltretutto, porta onore all'Italia.
Dopo tre anni di "respiro", grazie all'assimilazione ad abitazione principale dell'immobile lasciato in Italia (applicata solo da qualche centinatio di comuni), scopriamo che non ci sarà più questa discrezionalità: tutte le case di proprietà dei nostri Emigranti saranno classificate come "altri fabbricati", vale a dire come seconde case, anche se sfitte. Tradotto in numeri l'IMU sarà doppia, o anche più che doppia.
E questa è la prima pagina, la seconda è nelle tasse comunali.
Se, scomodando un testo* in uso presso gli studenti, apprendiamo che "Tassa è un tributo che il singolo soggetto è tenuto a versare in relazione ad un'utilità che egli trae dallo svolgimento di un'attività statale e/o dalla prestazione di un servizio pubblico (attività giurisdizionale o amministrativa) resi a sua richiesta e caratterizzati dalla "divisibilità", cioè dalla possibilità di essere forniti a un singolo soggetto" c'è da chiedersi perchè tasse come quella dei rifiuti (da TARSU a TARI) viene gravata anche agli Emigranti che, proprio perchè sono residenti all'estero, non producono rifiuti nel comune dove hanno lasciato la casa?
Posso ora liberamente affermare che abbiamo anche imposte e tasse inique e oltraggiose?

19 luglio 2014   Oggi il nostro Presidente del Consiglio è a Maputo, capitale del Mozambico; nel suo discorso alla comunità italiana ha detto: "Quando trovo un Italiano che mi dice <Sono un cervello in fuga> rispondo <l'importante è che hai il cuore in Italia>. Caro Matteo, hanno anche un po' risentimento per una certa Italia, ingrato paese.

* fonte:   Alessandro Balestrino - Maria Pierro, Scienza delle finanze e Diritto Tributario, Edizioni Simone 2002

lunedì 16 giugno 2014

CHE ANCHE I CICLISTI RISPETTINO IL CODICE DELLA STRADA...


...da entrambe le parti: utenti e agenti. Qualche giorno fa in un importante crocevia di Milano gruppi di ciclisti hanno pedalato tranquillamente sui marciapiedi e sulle strisce pedonali senza che i tutori dell'ordine lì presenti  lo impedissero. Ho scattato alcune foto che ho già inviato una settimana fa alla Polizia Municipale di Milano auspicando che la capitale dell'Expo 2015 installi cartelli dove ricorda che, prima di impegnare i passaggi pedonali i ciclisti scendano dalla loro bicicletta. Perchè?

Se non vogliamo scomodare il Codice della strada basta interpretare l'aggettivo pedonale (non veicolare); per marciapiedi non è il caso che ve lo spieghi, o no? Quante infrazioni vengono quotidianamente commesse dai ciclisti? Allora, proprio nei giorni in cui mettiamo mano al portafogli per pagare le tasse locali, richiamo le Amministrazione comunali (quella di Milano è particolarmente esosa) a fare osservare le regole a 360 gradi, ne trarrebbero vantaggio anche le loro casse.



Ripeto qui una considerazione che faccio sovente: comprendo la posizione dei Vigili perchè appena un ciclista è multato finisce sulle pagine dei giornali e il tono di presentazione rischia di non essere di plauso al suo scrupolo. Questo, però, rischia di tradursi in una strisciante complicità con i ciclisti fuorilegge (pardon, indisciplinati). 

Un esempio che deve fare scuola: un anno fa un mio conoscente che vive a Lussemburgo rientrò tardi una sera da un viaggio d'affari. Parcheggiò la vettura nei pressi di casa, scese e raggiunse a piedi l'abitazione. Vuoi per l'ora tarda, vuoi perchè era alquanto stanco, nell' attraversare la strada non fece caso che il semaforo era rosso. Fu fermato da una pattuglia in borghese della Police Municipale che, pur ascoltando le sue giustificazioni, elevò contravvenzione multandolo: 49 eur.  Nessun giornale del Granducato ne diede notizia.  
Occorre cambiare certe abitudini nell'informazione: esortiamo al rispetto delle regole quale dovere civivo e diamo un supporto nel fare osservare le regole a tutti, indistintamente: certo  l'applicazione delle leggi non sarà più catalogato nella fenomenologia. 
Le foto sono state scattate a Milano: assessore Pierfrancesco Maran, occorrono commenti?

venerdì 13 giugno 2014

IMU: lati oscuri di un'imposta nata male

In questi giorni stiamo compilando gli F24 per il pagamento dell'IMU
Non ci sarà un solo contribuente che non mugugnerà su questa imposta che ha generato varie contestazioni; ci sono state anche critiche ufficiali ma è rimasta lì ad accontentare soprattutto piagniucolose amministrazioni comunali e alcune, Milano fra queste, alcuni mesi fa hanno anche rivalutato le rendite catastali.
Migliaia di appartamenti, seppur vuoti, sfitti, continuano a produrre succose entrate: sono quelle dei nostri Emigrati: sono considerate "altri fabbricati", quindi seconde case.
Ho sempre ritenuto disdicevole che comuni come Milano e Roma facciano cassa sulla pelle dei nostri emigrati.
Ancora più grave è che quei nostri connazionali paghino pure le tasse locali (i.e. tares). 
Ma ne sono stati informati i nostri esimi costituzionalisti che la tassa si paga per un servizio che viene prestato mentre gli iscritti all'AIRE come fanno ad usufruirne se vivono altrove, magari a 500 – 1000 km di distanza?
Giusto un anno fa, il 12 giugno 2013, il CQIE, Comitato Questioni per gli Italiani all'Estero, approvò all'unanimità una risoluzione sull'IMU affinchè il Governo si impegnasse al riconoscimento di "abitazione principale" degli immobili lasciati in patria dai nostri Emigranti. La norma si riferiva a quegli immobili non locati o concessi in comodato d'uso gratuito di proprietà dei nostri connazionali residenti all'estero.

Un segnale positivo arriva ora con l'annuncio che dal 2015 le case dei pensionati italiani residenti all'estero saranno considerate "prima casa".
E' un primo passo che dovrebbe risvegliale le coscienze anche se mi domando cosa se ne fa un nostro emigrante in pensione di una propria casa lasciata sfitta in Italia. Che sia stato un pretesto per fare vedere che si interessava di loro senza migliorare le cose?

mercoledì 11 giugno 2014

ELEZIONI EUROPEE, dove tutti hanno perso

C'è chi, come il PD, ha vinto per i voti ottenuti in Italia, ma sia il partito di Renzi che tutti gli altri hanno perso ...in Europa. Parrebbe un controsenso ma non lo è. 
I nostri europarlamentari, che pure beneficiano di compensi ben sopra le righe, non hanno saputo attirare l'attenzione dei nostri connazionali residenti all'estero.  La partecipazione al voto dei nostri emigrati , salvo rari casi (in Austria il 15,4%, in Lussemburgo il 14,2% e in Danimarca 12,9%), non ha superato l'8%. Hanno fortemente disertato gli  Italiani che vivono in Belgio (4,7%), in Germania (4,9%) e Francia (6.8%); in paesi quindi dove la loro presenza è ben significativa da generazioni. Dappertutto, ad eccezione di Austria e Lussemburgo,  l'affluenza è calata rispetto alle Europee del 2009 (5,9% contro il 7,3%) e questo dimostra con quanta delusione gli emigrati vedono la nostra partitocrazia.
E' stata una risposta che i nostri partiti non hanno voluto (o saputo) leggere perchè si sono sempre fatti spallucce di quella grande popolazione di Italiani che, affrontando spesso notevoli sacrifici, hanno cercato un futuro lontano dalle loro case, dai loro cari.
Nella campagna elettorale i nostri politici hanno usato toni roboanti, hanno cercato il voto promettendo di imporre il marchio italico nel parlamento europeo come dei nuovi Cesare pronti a sottomettere Galli, Belgi, Germani, Britanni, salvo poi ignorare del tutto i connazionali, gli iscritti all'AIRE, che tanto onore portano all'Italia. 
Il parlamento europeo è il consesso dove ti confronti direttamente con i politici degli altri stati, di quelle nazioni dove vivono centinaia di migliaia di Italiani; le elezioni erano pertanto l'occasione per interpretare le loro attese e portare l'Italia che amministra vicina ai compatrioti e sono riusciti a deluderli. 
E' un'emozione che ormai trovano solo negli stadi calcistici...